Mah: questo il mio commento dopo la visione del film C’è ancora domani diretto e interpretato da Paola Cortellesi. Osannato dalla critica, premiato dagli incassi al botteghino, il film è il caso cinematografico dell’anno.

Eppure non mi convince. E spiego il perché. Innanzitutto la generalizzazione: gli uomini o sono stronzi oppure coglioni. Dalla figura del marito di Delia, Ivano, violento e brutale, al nonno Ottorino, lascivo e infingardo (“Che bello quando ci si sposava fra cugini”) fino al marito della fruttivendola, un emerito pirla vessato dalla moglie. Per non parlare del sacerdote che, dal pulpito, terrorizza i fedeli: “Dio vi guarda e vi punisce…”. E ancora: il fidanzato della figlia, possessivo e falsamente innamorato. Non c’è un uomo che si salvi e anche l’ex fidanzato, che avrebbe dovuto e voluto sposare Delia, è un ignavo. E la scena in cui tutti e due mangiano il cioccolato è, lo ammetto, un piccolo cameo.



Le donne invece, tranne qualche rara eccezione, sono tutte brave e buone. Mah…

Ci sono poi i bambini. Chiassosi e ribelli, i due figli di Delia litigano tutto il giorno. E i genitori altro non sanno dire che “Se non la smettete vi ammazzo…”. Abbandonati a se stessi sono la proiezione dei giovani d’oggi. Quelli che al ristorante guardano il cellulare mentre mangiano. Quelli che fanno tutte le attività sportive possibili. Quelli che se vanno male a scuola li mandano dallo psicologo. Ha ragione Vera Slepoj, psicanalista, quando parla dei genitori: “Li riempiono di attività. Li accompagnano ovunque ma non stanno con loro. È preoccupante il deserto in cui vengono su i figli oggi. Soprattutto i maschi. Ai quali si chiede sempre di stare dentro l’azione, lo sport. E non la relazione”.



Ma torniamo al film: c’è poi la questione del voto alle donne. In Italia questa conquista avviene nel 1946 con le elezioni amministrative. Il primo grande atto di emancipazione di genere. Un traguardo giustamente da ricordare. Delia va a votare ed è questo il secondo atto di ribellione al marito. Il primo lo lascio alla visione del film.

La stampa di sinistra ha rimarcato il fatto. Dimenticandosi un particolare. Furono proprio le donne a far vincere la Democrazia Cristiana nel 1948. Me lo raccontava mia madre, Lina. Lei votò lo scudo con Libertas, mio padre, Mario, invece i socialisti di Nenni. Dopo la proclamazione dei risultati la Lina ebbe buon gioco a prendere in giro il Mario: “Te vist, sa t’eri dì, ha vinciù la Democrazia (Hai visto, cosa ti avevo detto, ha vinto la Democrazia)”. E lui di rimando: “Menumal…”.



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