Un’altra trattativa tra lo Stato e la mafia? È uno degli interrogativi che pone Maurizio Molinari, direttore di Repubblica. Intervenuto in diretta durante Studio 24, su Rai News24, ha parlato della vicenda dei boss scarcerati: «Credo sinceramente che questa gestione dei boss mafiosi denoti una certa carenza di attenzione verso un argomento molto delicato». Inoltre, ha ammesso che «alcune proteste nelle carceri che ci sono state all’inizio dell’emergenza Covid possono aver innescato certe situazioni di pericolo». Ma proprio per questo Molinari suggerisce che bisogna chiedersi «se questo abbia di fatto portato di fatto a una trattativa fra i boss e lo Stato». Se fosse vero che i boss mafiosi hanno avuto la possibilità di uscire dal carcere per salvaguardare la loro salute, allora bisognerebbe chiedersi «fino che punto il ministro della Giustizia e il presidente del Consiglio sono stati informati e fino a che punto hanno autorizzato». Parole forti e domande rilevanti, perché «naturalmente porrebbe interrogativi di tipo politico», domande molto serie «che hanno a che vedere con la sicurezza dello Stato».



MOLINARI “C’È STATA TRATTATIVA STATO-MAFIA?”

Quello del nuovo direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, è un interrogativo, che però ha un suo peso se consideriamo di cosa si parla. Ieri invece sulla prima pagina del quotidiano campeggiava in prima pagina il titolo “Boss scarcerati, la lista segreta”. E nel sottotitolo si parlava dell’esistenza di un elenco di 376 detenuti messi in libertà dalla magistratura all’insaputa di tutti. Ma i boss che hanno lasciato il 41 bis sono tre: Zagaria, Bonura (di cui si è parlato molto nei giorni scorsi) e Iannazzo, la cui vicenda è nota da oltre un mese. Dalle parole di Molinari traspare però la sensazione che la mafia possa tornare ad essere una grande emergenza nazionale e che possa avere un ruolo forse anche il governo. E Repubblica cavalca quest’onda: «In altri tempi la vicenda dei capi della malavita scarcerati in massa avrebbe provocato le dimissioni del ministro della Giustizia per responsabilità politica oggettiva – scrive Stefano Folli –. E forse avrebbe dato la spinta decisiva alla caduta del governo. Nella Repubblica dei Cinque Stelle il guardasigilli per ora resta al suo posto e si sforza di rimandare in carcere i boss come uno che si affanna a rimettere nel tubetto il dentifricio spremuto».



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