ELLY SCHLEIN SI CANDIDA AL CONGRESSO PD, I DUBBI DI STEFANO CECCANTI
Secondo il costituzionalista ed ex parlamentare Pd Stefano Ceccanti, tra gli 87 componenti del comitato chiamato a riscrivere il Manifesto dei valori del Partito Democratico in vista del prossimo Congresso, la candidatura di Elly Schlein alla guida dei Dem porterebbe solo che problemi ad un partito già in crisi come il Pd di oggi. «Schlein segretario scossa per salutare il Pd? Eviterei di fare sperimentazioni sul ruolo di segretario nazionale del Pd che è anche candidato alla guida del governo. C’è bisogno di un’esperienza pregressa più forte». Ne è convinto Ceccanti, raggiunto da “Libero Quotidiano” nel giorno in cui l’ex vicepresidente di Regione Emilia Romagna ha sciolto definitivamente le sue “riserve” candidandosi alle prossime Primarie dem nel febbraio 2023 contro Stefano Bonaccini, Matteo Ricci e Paola De Micheli.
Secondo il costituzionalista dem, le forti discussioni interne alle correnti del Pd non stanno aiutando affatto la corsa verso il Congresso: non solo, il Partito Democratico secondo Ceccanti deve guardarsi dai tentativi da sinistra (M5s) e dal Centro (Terzo Polo) di “scippare” parte del Pd in vista delle Elezioni Europee 2024. Occorre cambiare ma non rivoluzionare il partito, secondo Ceccanti, anche dal punto di vista formale (come invece vorrebbe gran parte dell’area più a sinistra dei Dem): «c’è molto da cambiare ma qui stiamo parlando die principali fondamentali, della Super costituzione. In nessun partito del centrosinistra europeo si è andati ad azzeccare i principi dopo il 2007».
CECCANTI: “DA BONACCINI A ORLANDO, COSA SUCCEDE NEL PD”
Bordate a Massimo D’Alema – «non ha mai creduto nel Pd» – ma anche ad Andrea Orlando che critica la candidatura di Bonaccini – «Meglio un esistente inteso come una cultura consolidata di governo che approcci astratti mai verificati o già verificati in negativo»: ne ha per tutti Stefano Ceccanti nella sua lunga intervista a “Libero Quotidiano”. Valuta invece positivamente la scelta di Nardella di non candidarsi contro ma insieme a Stefano Bonaccini, definita come la proposta «più convincente in campo». La più convincente rispetto soprattutto ad Elly Schlein non considerata da Ceccanti in grado di rappresentare il vero cambiamento necessario del Partito Democratico.
Se dovesse vincere Schlein, il costituzionalista dem si dice piuttosto concorde con quanto affermato di recente dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori: «non si capirebbero snaturanti dei principi fondamentali della Costituzione del Pd. Abbiamo fatto un documento che si richiama al Labour Party dove convivono strutturalmente posizioni molto diverse in un partito contendibile. Vale quel modello». Davanti a chi come Dario Franceschini, uno dei veri “uomini-ombra” del Pd che sanno spostare il peso delle coalizioni, continua a difendere Schlein proponendola come reale guida del Partito dopo le Primarie, Ceccanti si dice profondamente stupito della scelta dell’ex Ministro della Cultura: «per ora non lo capisco». Medesimo giudizio della Schlein viene dato anche al sindaco di Pesaro Matteo Ricci, così come su Bettini che lo sostiene vale il discorso fatto per Franceschini: «valgono per Ricci riserve analoghe a quelle su Schlein», spiega ancora Stefano Ceccanti che però allontana la possibilità di scissione qualora realmente Schlein dovesse battere Bonaccini, «No, stiamo al modello del Labour. Non per noi, ma per la democrazia italiana. Altrimenti l’alternanza sarebbe poi più difficile».