Da ministra a medico di base in un quartiere di periferia. La vita di Cecile Kyenge è cambiata da quando è stata ministra dell’Integrazione col governo Letta e poi europarlamentare. Proprio questo nuovo incarico a Padova è diventato un caso. La nomina dell’Usl 6, che le ha assegnato un anno di contratto, non è stata accolta di buon grado. Domenico Crisarà, segretario della Federazione dei medici di medicina generale, ha annunciato, come riportato da Repubblica che farà richiesta di accesso agli atti, in quanto Kyenge è oculista, non medico di base e non ha fatto il tirocinio dei medici di famiglia. Nel suo mirino più che l’ex politica finisce l’Usl 6 di Padova per la procedura che ha portato alla nomina. Una procedura d’urgenza a causa del pensionamento della dottoressa Maria Teresa Guiotto a dicembre 2020. Kyenge, che si era iscritta all’ambulatorio, dovrà essere in ambulatorio quattro giorni a settimana per un anno.



«La dottoressa Kyenge non ha mai svolto il ruolo di medico di famiglia. Non significa non sia in grado di farlo, ma che sono stati saltati dei passaggi importanti», dichiara il responsabile dei medici di famiglia.

CECILE KYENGE DIVENTA MEDICO DI BASE: POLEMICHE

La vicenda doveva essere valutata dal Comitato aziendale, invece sarebbe stata firmata in fretta, il giorno prima della riunione. «In questo modo non abbiamo avuto la possibilità di verificare né il rispetto delle graduatorie, né che il medico scelto avesse le competenze necessarie», ha osservato Domenico Crisarà, come riportato da Repubblica. Non è comunque la prima chiamata d’emergenza per Cecile Kyenge. Durante la prima fase della pandemia ha fatto assistenza domiciliare ai contagiati da Covid. Ma il referente dei medici di base ha evidenziato che «un neurochirurgo o un oculista non sono medici di famiglia». E quindi ha lanciato una provocazione: «Cosa succederà quando marcheranno gli anestesisti o i cardiologi? Chiameranno noi medici di base in sala operatoria?». D’altra parte, lo stesso quotidiano osserva che non si può prescindere dal contesto politico di Padova, governata da una maggioranza che fa capo al Pd, in una regione dove la Lega è egemone.



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