Cecilia Mangini è tra le protagoniste de “Le ragazze“, il programma che racconta l’evoluzione del nostro Paese – decennio dopo decennio – attraverso figure femminili rappresentative di un aspetto storico o sociale del decennio di cui fanno parte. Tra queste c’è sicuramente la documentarista nata nel 1927 a Bari, ma cresciuta a Firenze. Sin da ragazzina Cecilia scopre una grandissima passione per il mondo del cinema e della fotografia realizzando il primo reportage a soli 19 anni. Si tratta di un lavoro importante per l’epoca, visto che Cecilia racconta con la sua Zeiss Super Ikonta 6×6 le condizioni di vita e di lavoro nelle isole di Lipari e Panarea. Ben presto Cecilia è pronta anche a debuttare con il suo primo documentario nato dopo aver letto “Ragazzi di vita” di Pasolini. Proprio con il grande regista e scrittore, la Mangini stringe un rapporto di grande amicizia e complicità che li porta anche a collaborare nel film “Ignoti alla città”. La grande popolarità per la Mangini arriva qualche anno dopo con il documentario “Essere donne”; è il 1965 quando il documentario debutta incontrando però non poche difficoltà visto che viene boicottato da produttore e registi.



Cecilia Mangini, “Essere donne” boicottato, ma…

Essere donne di Cecilia Mangini viene criticato e giudicato come un’offesa alla moralità dalla Commissione ministeriale italiana. Nonostante ciò il documentario approda all’estero dove invece riscuota un grandissimo successo riuscendo a raccontare la vita delle donne degli anni ’60 divise tra lavoro e famiglia. Un documentario che la stessa Mangini racconta così: “la scoperta è stato l’incontro con le donne ‘agite’ dalla fabbrica, dal lavoro contadino, dalla famiglia, dal rapporto con la loro condizione negata. Dovunque, al Sud e al Nord incontro donne convinte che l’indipendenza economica da conquistare le salverà […] Scopro che le donne sono inquiete, spesso apertamente insoddisfatte del peso esistenziale che le limita, e sottotraccia oscuramente motivate a capire che cosa non funziona. Ancora manca la consapevolezza del sistema penalizzante nella sua interezza, nelle sue cause, nelle sue motivazioni. Le donne sono incon­sciamente in gestazione del loro essere interamente donne”. Il documentario è qualcosa di mai visto prima, visto che racconta le condizioni delle donne in fabbrica e in famiglia. Una denuncia vera e propria che si conclude con i primi scioperi femminili a conferma che prima o poi qualcosa sarebbe cambiata.

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