L’AMBASCIATORE IRANIANO “CONFERMA” IL LEGAME TRA GLI ARRESTI DI SALA E ABEDINI. IL COMUNICATO DEL GOVERNO
Se fino ad oggi il legame tra gli arresti di Cecilia Sala e Mohamed Abedini era solo “ipotizzabile”, con il comunicato diffuso oggi dall’ambasciata iraniana in Italia – convocata d’urgenza dal Governo Meloni – non vi sembrano più dubbi alcuno: «ci si aspetta dal governo italiano, che reciprocamente oltre ad accelerare la liberazione del cittadino iraniano detenuto vengano fornite le necessarie agevolazioni assistenziali di cui ha bisogno». Così l’ambasciatore Reza Sabouri scrive sull’account X dell’Ambasciata dell’Iran dopo il vertice con l’omologo italiano, su richiesta del Ministero degli Esteri: se da un lato Teheran considera «umane e dignitose» le condizioni di Cecilia Sala, dall’altro ritiene molto grave la mancata disposizione ai domiciliari del cittadino iraniano accusato di collaborazione con il terrorismo.
Al netto della differenza evidente sui sistemi di “giustizia” tra Roma e Teheran – in un caso la magistratura opera in maniera indipendente dal Governo, nell’altro l’esatto contrario – destano preoccupazioni le condizioni raccontate al telefono dalla giornalista italiana in isolamento a Evin. In risposta alle parole dell’ambasciatore iraniano ci ha pensato poi un lungo comunicato di Palazzo Chigi, seguito dal vertice di Governo che la Premier Meloni ha convocato nel pomeriggio prima di sentire in serata Renato Sala (padre della giornalista), incontrando a tu per tu la mamma Elisabetta Vernoni: «Il Governo conferma l’impegno presso le autorità iraniane per l’immediata liberazione di Cecilia Sala e in attesa di essa, per un trattamento rispettoso della dignità umana». Sul caso Abedini invece, il Governo sottolinea che la detenzione è stata decisa dalla magistratura dopo la richiesta delle autorità americane, garantendo però la piena parità di trattamento per tutti i detenuti «nel rispetto delle leggi italiane e delle convenzioni internazionali».
Questa mattina, giovedì
2 gennaio 2025, S. E. Sig. #Mohammadreza_Sabouri, Ambasciatore della Repubblica Islamica dell’#Iran a Roma, su invito del Sig. #Riccardo_Guariglia Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri Affari d’Italia, ha avuto con lui un incontro presso…— Ambasciata della R I dell’Iran-Roma (@iraninitaly) January 2, 2025
COSA HA DETTO LA MAMMA DI CECILIA SALA DOPO L’INCONTRO CON LA PREMIER MELONI
Al termine del vertice di Palazzo Chigi, la Presidente Meloni ha incontrato la madre di Cecilia Sala confermando il pieno impegno del Governo per liberare al più presto la giornalista detenuta per motivi ancora ad oggi “sconosciuti” – almeno nelle imputazioni ufficiali. «La Premier ha fatto un salto di qualità dalle rassicurazioni comprensibili che ricevo sempre», racconta Elisabetta Vernoni coi giornalisti fuori dal palazzo del Governo. Visibilmente rassicurata, soprattutto dalle telefonate ricevute ieri («sono state un regalo, ma loro fanno così, non te lo dicono», riferendosi alle condizioni a cui è sottoposta sua figlia in Iran), la madre giudica positivo il lavoro del Governo svolto finora.
In particolare la Premier Meloni, «È stata più precisa e più puntuale ed è questo che io volevo e questo ho avuto»: Vernoni teme più che altro che la situazione carceraria oggi possa segnare la vita della figlia anche a lungo termine, «io rispetto i tempi che mi diranno, ma le condizioni devono essere quelle di non segnare una ragazza che è solo un’eccellenza italiana». Sui tempi di una possibile liberazione ancora è presto per capirlo, anche perché in corso vi sono le valutazioni diplomatiche molto riservate, ma per Elisabetta Vernoni al momento si tratta di indicazioni generiche «su cui attendo notizie più precise». La famiglia di Cecilia Sala lancia un appello per le condizioni a cui è sottoposta in Iran: «la prima cosa sono condizioni più dignitose di vita carceraria e poi decisioni importanti e di forza del nostro Paese per ragionare sul rientro in Italia, di cui io non piango, non frigno e non chiedo tempi, perché sono realtà molto particolari».
VERTICE URGENTE DEL GOVERNO (CON MELONI) SULLA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA: CONVOCATO L’AMBASCIATORE IRAN ALLA FARNESINA
È convocato per questo pomeriggio un vertice urgente del Governo Meloni a Palazzo Chigi per affrontare da vicino tutti gli aggiornamenti sul delicato caso di Cecilia Sala, la giornalista del “Foglio” e di “Chora Media” arrestata in Iran il 19 dicembre 2024 e da allora in isolamento nel duro carcere di Evin a Teheran. Nonostante la formulazione (giunta solo dopo Natale) di “violazione della legge islamica”, ad oggi ancora non è chiaro un motivo formale serio per cui Cecilia Sala si ritrova imprigionata appena poche ore prima di ripartire per l’Italia dopo il reportage condotto per il suo podcast “Stories”.
Da qui ripartirà l’interlocuzione tra la Premier Giorgia Meloni e i Ministri protagonisti del delicato caso diplomatico sulla giornalista sotto arresto disumano a Teheran: presenti questo pomeriggio a Palazzo Chigi, oltre alla Presidente del Consiglio, vi saranno Antonio Tajani (Ministro Esteri), Carlo Nordio (Ministro della Giustizia) e il Sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano, tra l’altro anche responsabile dei servizi di intelligence. Secondo quanto filtra all’ANSA tra le ipotesi del Governo Meloni vi sarebbe anche l’intenzione di coinvolgere direttamente le opposizioni, come in parte confermato oggi dall’ultimo messaggio della leader Pd Elly Schlein («in contatto col Governo, ci siamo attenuti alla massima discrezione richiesta»). Le telefonate di Cecilia dal carcere in Iran riflettono una situazione piuttosto grave per le condizioni umanitarie, anche se per fortuna il fatto di avere sentito la voce diretta della giornalista ha certamente fatto piacere alla famiglia in ansia da prima di Natale per le sue sorti.
Con una nota insolitamente “diretta” il Ministero degli Esteri italiano ha fatto sapere di avere convocato questa mattina a Roma con urgenza l’ambasciatore dell’Iran, Mohammad Reza Sabouri: nell’incontro con il Segretario Generale Ambasciatore Riccardo Guariglia, il nostro Paese ha formalizzato la richiesta (già pervenuta con contatti diplomatici segreti negli scorsi giorni, ndr) di liberazione per Cecilia Sala. «Va liberata immediatamente», si legge nella nota della Farnesina che ricorda come la giornalista sia giunta in Iran con regolare visto di lavoro e non vi è stata alcuna violazione di alcuna regola locale. L’ambasciatore italiano con l’omologo iraniano ha poi chiesto che il regime degli Ayatollah possa garantire detenzioni dignitose in carcere, «serve pieno rispetto dei diritti umani» anche per farle arrivare i generi di conforto inviati prima di Capodanno «che finora le sono stati negati».
LA TELEFONATA CHOC, LA TESTIMONIANZA DELL’EX DETENUTA E GLI SCENARI ANCORA APERTI: IL CASO CECILIA SALA ARRIVA ANCHE IN UE
L’accelerazione a livello diplomatico di Governo (e Unione Europea) sul caso Cecilia Sala arriva poche ore dopo la decisione della famiglia, in accordo con l’esecutivo stesso, di rivelare il contenuto delle tre telefonate fatte a Capodanno dalla giornalista 29enne al padre, la madre e al fidanzato giornalista Daniele Raineri. Dopo aver visto l’ambasciatrice italiana in Iran lo scorso 27 dicembre, Cecilia Sala non ha più visto nessuno nella sua cella in isolamento: le guardie passano il cibo tramite una fessura nella porta, la luce è accesa 24 ore su 24 con un asfissiante neon sul soffitto. Il pacco di viveri in arrivo dall’Italia (vestiti, libri e coperte), garantito dall’Iran, non sarebbe mai stato consegnato: «mi hanno tolto anche gli occhiali da vista».
Cecilia Sala ribadisce ai genitori e al compagno di rilanciare alle forze politiche il messaggio univoco: «fate presto!» che già dopo l’arresto aveva comunicato all’ambasciatrice Paola Amadei. Permane nelle poche interlocuzioni, almeno a livello pubblico, con il Governo iraniano la sensazione per la Farnesina che l’arresto di Cecilia Sala sia in qualche modo legato a quello di Mohammad Abedini Najafabadi, cittadino iraniano 38enne arrestato a Malpensa poche ore prima della giornalista italiana. Accusato di essere collaboratore dei terroristi filo-Iran, il mandato di cattura internazionale intentato dagli Stati Uniti è stato eseguito dagli inquirenti italiani che ora lo tengono in detenzione in attesa di sviluppi. Proprio sul parallelo caso di Abedini (che ieri ha fatto sapere di essere del tutto estraneo alle accuse, «sono solo un accademico») a complicare la vicenda Sala si aggiunge il netto messaggio inviato da Washington ai giudici di Milano in merito alla detenzione: «Abedini resta pericoloso, deve rimanere in carcere» in attesa di capire se le indagini internazionali che lo vedono implicato siano confermate nei fatti.
Come spiega la studentessa iraniana, oggi in Germania, Elahe Ejbari – anche lei detenuta per mesi in isolamento a Evin – Teheran proseguirà il trattamento indegno contro Cecilia Sala finché non avrà ottenuto quello che vuole, ovvero la liberazione di Mohammad Abedini Najafabadi. «È la loro strategia, esercitano una pressione sempre maggiore per ottenere quello che vogliono», spiega ancora la ragazza ex detenuta, intervistata dal “Corriere della Sera”, dopo aver confermato le stesse pratiche disumane raccontate da Cecilia nelle tre telefonate ai suoi genitori. Da Bruxelles infine prende posizione netta la Commissione UE con l’Alto Rappresentante per la Politica Estera europea Kaja Kallas: per “Lady PESC” la liberazione di Cecilia Sala deve essere una priorità assoluta, anche perché «Nessuno dovrebbe essere trattenuto per aver fatto il proprio lavoro, il giornalismo non è un reato».