Dopo undici lunghi giorni di silenzi, ipotesi e – soprattutto – paure alla fine è arrivata una primissima timida conferma in merito all’arresto della giornalista italiana Cecilia Sala da parte dell’Iran, il tutto mentre ovviamente precedono serratissime le trattative ad alto livello tra la Farnesina e il governo islamico per ottenerne il più rapidamente possibile la scarcerazione: per ora comunque l’intero caso di Cecilia Sala resta avvolto da una spessa coltre di dubbi e misteri con il governo iraniano che – come sempre nei casi simili – si copre dietro al muro del silenzio e i nostri diplomatici che chiedono il massimo riserbo per evitare che l’indignazione pubblica si trasformi in pene ancora più severe per la reporter.
Partendo dal principio dell’ormai famosissimo caso di Cecilia Sala, tutto ciò che sappiamo ufficialmente è che era arrivata in Iran lo scorso 13 di dicembre con un regolare visto di lavoro che sarebbe scaduto (salvo possibilità di proroga) sette giorni più tardi: il 20 – infatti – sarebbe dovuta rientrare in Italia, ma dalla prima mattinata del 19 si erano persi i contatti telefonici e dopo 24 – lunghissime – ore di attesa grazie a due telefonate aveva fatto sapere di essere stata arrestata e che stava bene, chiedendo comunque di “fare presto“.
Cosa succede a Cecilia Sala: l’Iran conferma l’arresto, ma le ragioni restano ancora incerte
Immediatamente l’arresto di Cecilia Sala era finito sui banchi della Farnesina che fin dai primi momenti ha condotto le necessarie trattative, informando l’opinione pubblica dell’arresto solamente un paio di giorni fa, il tutto mentre la 28enne era stata anche visitata – una sola volta – dall’ambasciatrice italiana a Teheran che ne ha confermato l’apparentemente buono stato di salute senza rilasciare pubblicamente alcun tipo di informazione.
Contestualmente (e qui veniamo alla novità) oggi il governo dei pasdaran ha confermato l’arresto di Cecilia Sala con una note nella quale – in modo piuttosto generico – ha spiegato che la giornalista è accusata di “violazione delle leggi della Repubblica islamica” ai sensi della “normativa vigente”, precisando che il suo caso è attualmente “sotto inchiesta” e senza rilasciare alcun tipo di precisazione in merito alle accuse effettivamente mosse a suo carico.
Nel frattempo, come sempre accade in questi casi gli osservatori hanno iniziato a muovere alcune ipotesi sul reato commesso da Cecilia Sala che sembra puntare tutte nella direzione – da un lato – di un video (ora rimosso dai social) nel quale appariva per le strade iraniana senza indossare il velo e – dall’altro – del contenuto dei suoi reportage con i quali voleva raccontare lo stato del patriarcato a Teheran; ma c’è anche chi nota uno strano collegamento con il recentissimo arresto in Italia – su richiesta ufficiale da parte degli USA – dell’imprenditore iraniano Mohammad Abedini Najafabadi accusato di spionaggio con l’ipotesi che l’Iran potrebbe voler usare la giornalista come moneta di scambio.