Il caso Cecilia Sala è un esame per il governo Meloni secondo il Wall Street Journal, che in un articolo ha ripercorso le tappe della vicenda della giornalista detenuta in Iran e spiega come l’Italia sia finita in una “guerra ombra“, quella tra Iran e Usa. Da Teheran non è arrivata l’esplicita richiesta di uno scambio Mohammad Abedini, che era stato arrestato a Milano per conto degli Stati Uniti (tre giorni prima dell’arresto di Cecilia Sala) con l’accusa di aver fornito la tecnologia per i droni con cui gli iraniani hanno ucciso tre soldati americani in un attacco in Giordania lo scorso gennaio. D’altra parte, c’è stato un accenno a tale collegamento nei colloqui intercorsi.
Come evidenziato dal giornale americano, se il governo italiano liberasse Abedini, allora rischierebbe di irritare gli Usa e comprometterebbe gli sforzi della presidente del Consiglio di diventare uno degli interlocutori principali del tycoon in Europa. “L’Italia non si aspettava di diventare un bersaglio del gioco duro della diplomazia degli ostaggi“, scrive Wsj, sottolineando come le relazioni tra Italia e Iran siano state meno complicate di quelle di Usa e Regno Unito.
CECILIA SALA E L’IMPORTANZA DELLA POLITICA ESTERA
Ma la situazione sta cambiando e Beniamino Irdi, ex funzionario italiano e senior fellow dell’Atlantic Council, un think tank di Washington, spiega il motivo al giornale americano. “L’Iran è diventato molto più debole nell’ultimo anno e questo episodio lo riflette. È diventato più aggressivo e meno attento di un tempo alle sfumature delle sue relazioni con gli alleati degli Stati Uniti, come l’Italia. Ora è più incline a usarle nel suo gioco con gli Stati Uniti“.
L’Italia, dunque, sta risentendo dell’aggravarsi delle tensioni geopolitiche tra l’Occidente e i rivali autoritari come Iran, Russia e Cina. “Abbiamo vissuto nella beatitudine della nostra tradizionale convinzione che tutti amano l’Italia, invece di avere una vera politica estera. In un mondo così polarizzato, una vera politica estera significa scegliere da che parte stare e pagare un prezzo. Ora rischiamo di pagare un prezzo da entrambe le parti“, ha aggiunto Irdi.
CECILIA SALA, LA “VARIABILE” TRUMP
Per quanto riguarda Giorgia Meloni, il risultato migliore per la premier, secondo molti osservatori e analisti, sarebbe quello di trovare un rapido accordo per la liberazione di Cecilia Sala in cambio del rilascio di Abedini, prima che Donald Trump torni alla Casa Bianca. Ma è uno scenario complicato secondo Wsj, alla luce della lentezza del sistema giudiziario italiano, che deve valutare la richiesta di estradizione degli Stati Uniti, e del funzionamento interno del regime iraniano.
Per il giornale americano, il caso verrà affrontato da Meloni e Biden in occasione dell’imminente viaggio del presidente uscente a Roma, ma è probabile che la vicenda si protragga. “Non è chiaro quanto Trump sarebbe comprensivo“, se venisse liberato Abedini, ha dichiarato Nathalie Tocci, direttore dell’Istituto per gli Affari Internazionali di Roma ed ex consigliere diplomatico dell’UE, a Wsj.
A complicare la situazione c’è il fatto che il principale interlocutore dell’Italia è il Ministero degli Esteri iraniano, che però non possiede le chiavi per il rilascio di Cecilia Sala. Per questo il giornale americano, citando persone che hanno familiarità con questo caso, rivela che è stato aperto un canale tra i servizi segreti italiani e il ministero dell’Intelligence iraniano.