Cecilia Strada non è la classica “figlia di”. In questo caso i genitori famosi sono Teresa Sarti e Gino Strada, quest’ultimo protagonista questa sera di un’intervista con Massimo Gramellini a “Le parole della settimana” su Rai Tre. In qualità di attivista, si può dire che Cecilia Strada abbia conquistato sul campo – e senza scorciatoie – la presidenza di Emergency, l’organizzazione umanitaria fondata nel 1994 dai suoi genitori e che l’ha vista in carica per quel ruolo a partire dal 21 dicembre 2009 (eletta al posto della madre mancata il 1º settembre dello stesso anno) fino al luglio del 2017. Nonostante abbia abbandonato la presidenza di Emergency, Cecilia Strada non ha smesso di essere parte integrante della Onlus dal momento che ad oggi siede nel consiglio direttivo dell’organizzazione.



CECILIA STRADA, FIGLIA GINO: L’IMPEGNO NEL SOCIALE

Sposata con il giornalista Maso Notarianni, l’impegno di Cecilia Strada a livello internazionale si è tradotto nella cura delle attività degli ospedali di Emergency e dei loro rapporti a livello locale. Da sempre in prima linea affinché i rapporti internazionali vengano modificati in modo da legare la rete dei rapporti commerciali col rispetto dei diritti umani, nel 2018 ha ricevuto il Premio Nazionale Cultura della Pace “per le molteplici attività svolte, per la sua opera sociale all’interno di un’associazione, così come per il lavoro di informazione, controinformazione e testimonianza riguardo ai teatri di guerra e alle possibili soluzioni da adottare. Tutto ciò ha permesso e permette a molti di conoscere realtà complesse, di aprire orizzonti diversi e di creare spazi di impegno decisivi per il progresso della società”.



CECILIA STRADA: “SILVIA ROMANO? C’E’ UN PROBLEMA DI SESSISMO”

In questi giorni Cecilia Strada ha preso le parti di Silvia Romano, la volontaria italiana liberata dopo 18 mesi di prigionia in Somalia e oggetto di attacchi sessisti e a sfondo religioso per la sua conversione all’Islam. All’Adnkronos, l’attivista ha dichiarato: “Dovevamo aspettarcelo: non è la prima volta che si scatena o si aizza l’odio contro chi sostanzialmente non è colpevole di nulla se non di essere diversa dagli haters. Penso vi sia anche un problema di sessismo: una donna che passa attraverso un’esperienza devastante come un sequestro addirittura perde identità, il cognome. Quando viene rapita una donna diventa Silvia, Vanessa, Simona. La stessa cosa non succede con gli uomini. Perché? Una volta liberata, scendendo dalla scaletta dell’aereo stiamo lì a giudicare come è vestita, cosa impensabile per un uomo che ha vissuto una vicenda analoga. C’è una morbosità su fatti personali, sul corpo, che investe in genere le donne”.

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