Non è tardata ad arrivare la replica del governo al duro attacco della Cei in seguito al permanere delle restrizioni per quanto riguarda le celebrazioni religiose. Il premier Giuseppe Conte infatti in conferenza stampa ha annunciato che l’unica novità è rappresentata dalla possibilità di celebrare i funerali, ma nel rispetto delle norme di sicurezza e con massimo 15 persone presenti. «La Presidenza del Consiglio prende atto della comunicazione della CEI e conferma quanto già anticipato in conferenza stampa dal Presidente Conte. Già nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza». Questo il testo della nota pubblicata da Palazzo Chigi nella serata. Nel frattempo il Comitato tecnico-scientifico ha espresso il suo parere, che evidentemente ha avuto peso nei ragionamenti del governo: «4 maggio prematuro per Messe in sicurezza», riporta Rainews24. (agg. di Silvana Palazzo)
CEI CONTRO GIUSEPPE CONTE “VIOLA LIBERTÀ DI CULTO”
Dopo la decisione del governo di non permettere le Messe ai fedeli nella Fase 2 dell’emergenza coronavirus, arriva la dura presa di posizione della Cei. In una nota scrive infatti che i «vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto». Un comunicato molto duro dopo la conferenza stampa del premier Giuseppe Conte nel quale si spiega che la «fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale» e in cui si fa riferimento «al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza» che nasce appunto da quella fede. La Cei riprende anche le parole che aveva espresso il governo in merito alla ripresa del culto nella Fase 2. «Sono allo studio del Governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto». Il riferimento è alle parole della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese nell’intervista rilasciata all’Avvenire il 23 aprile. Erano legate ad una interlocuzione «nella quale la Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria».
CEI CONTRO GOVERNO “DECISIONE ARBITRARIA”
In quell’interlocuzione la Chiesa aveva espresso la necessità «di poter riprendere la sua azione pastorale», quando sarebbero state ridotte le limitazioni assunte per affrontare l’epidemia. «Il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri varato questa sera esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo», denuncia la Cei. E si fa riferimento a «settimane di negoziato» nelle quali la Cei ha presentato «Orientamenti e Protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie». Con questa dura nota ufficiale la Cei, rivolgendosi direttamente alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico coglie l’occasione quindi per richiamare «il dovere di distinguere tra la loro responsabilità – dare indicazioni precise di carattere sanitario – e quella della Chiesa». Si evidenzia infatti il fatto che questa è «chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia».