La pandemia ci ha abituato allo smart working, alla Dad, alle videochiamate, e perfino alle celebrazioni religiose trasmesse in streaming. Sicuramente abbiamo scoperto la comodità di starcene seduti a casa, davanti ad un pc, riuscendo a svolgere quasi ogni attività della vita quotidiana. Il contatto umano e visivo restano però di fondamentale importanza. E anche la preghiera all’interno di una Chiesa assume un valore più profondo per ogni credente professante. Giunge ora la notizia che con la fine dell’emergenza sanitaria anche le attività ecclesiali e liturgiche potranno tornare completamente alle modalità pre-Covid.



L’indicazione la troviamo contenuta in una lettera inviata dalla Presidenza Cei (Conferenza Episcopale Italiana) ai vescovi, sulla base delle comunicazioni dell’OMS dello scorso 5 maggio: “Resta salva la possibilità per i Vescovi diocesani di disporre o suggerire alcune norme prudenziali come l’igienizzazione delle mani prima della distribuzione della Comunione o l’uso della mascherina per la visita ai malati fragili, anziani o immunodepressi. Riteniamo sia altresì opportuno che cessino, o quantomeno siano diminuite nel loro numero, le celebrazioni trasmesse in streaming. Le attività presso strutture sanitarie, sociosanitarie e socioassistenziali seguiranno le norme proprie dei luoghi in cui si svolgono”



Celebrazioni in presenza ma anche ricordo delle vittime Covid e ringraziamento ai sanitari

La notizia ha rallegrato i molti fedeli, soprattutto perchè giunta nel mese mariano, durante il quale sono previsti i canonici appuntamenti di preghiera dedicati alla Madonna. Se ripensiamo a maggio 2021, in piena pandemia, Papa Francesco aveva aperto la ‘maratona’ di preghiere invocando la fine dell’emergenza sanitaria. E ora che quel giorno è arrivato è anche l’occasione per ricordare le vittime colpite da Covid e l’impegno reso durante tutto il periodo pandemico dal personale sanitario.



Questo è quanto si legge anche nella lettera del Cei: “Esprimiamo sentimenti di gratitudine per il personale sanitario che con dedizione e mettendo a rischio la propria vita si è preso cura dei numerosi ricoverati a causa del Covid-19 e per tutti coloro che, in qualsiasi maniera, hanno dato il loro contributo per alleviare i disagi e affrontare la crisi: amministrazioni pubbliche, forze dell’ordine e di vigilanza, personale della scuola, lavoratori impegnati nelle attività primarie, operatori della comunicazione, imprenditori, operatori pastorali e quanti si sono prodigati per la sicurezza degli ambienti della Chiesa, e tanti semplici cittadini. bVogliamo ricordare le tante persone che hanno perso la vita, tra cui centinaia di sacerdoti che hanno contratto l’infezione adoperandosi per il proprio ministero.”