Nel pieno del Sinodo sull’Amazzonia che tanto sta sconvolgendo gli equilibri e le dinamiche interne alla Chiesa Cattolica – tra celibato dei preti, accesso delle donne al sacerdozio e “viri provati” – risuonano importanti le parole recitate oggi nell’intervista esclusiva a Paolo Rodari per la Repubblica del Cardinal Ludwig Müller, l’ex Prefetto della Congregazione della Dottina per la Fede, non da oggi tra i vertici ecclesiali più critici delle “novità” lanciate dal Pontificato di Papa Francesco. Come noto, nel corso del Sinodo sul Sud America si discute di “viri probati”, ovvero di anziani sposati e deputati a svolgere le funzioni dei sacerdoti per l’Amazzonia: ebbene, nell’intervista a Rep Müller ribadisce con fermezza come «neanche il Papa può arrivare ad abolire il celibato dei preti». Per il Cardinale nominato da Papa Ratzinger un cambiamento di così ampia portata non può passare neppure per l’avallo del pontefice: come altri vescovi hanno già richiamato nei mesi scorsi, il “nodo” insuperabile secondo Müller è il Depositum Fidei che non può essere modificato né dal Papa né dalla maggioranza dei cardinali. In merito ai “viri probati”, il Cardinale tedesco rivela «penso sia sbagliato introdurlo. Ci sono già dei diaconi sposati. Se li introduciamo devono rispettare la consuetudine della Chiesa antica: devono vivere in castità». Ai cardinali che invece si sono schierati in favore della possibilità di abolire il celibato dei preti – di cui molti anche vicini a Papa Francesco (anche se il Pontefice si è sempre opposto finora, ndr) – Müller ricorda «chi vuole inserire la pratica dei preti sposati nella Chiesa Latina non conosce la sua storia».
SINODO AMAZZONIA, I “NIET” DEL CARDINAL MUELLER
Rodari sottolinea come il celibato sia soltanto una legge ecclesiastica dunque potrebbe anche essere superata, ma il Cardinal ex Sant’Uffizio sottolinea «non è una qualsiasi legge che può essere cambiata a piacimento. Ma ha profonde radici nel Sacramento dell’ordine. Il prete è rappresentate di Cristo sposo e ha una spiritualità vissuta che non può essere cambiata», spiega ancora Müller. I suoi “niet” si fanno poi più concreti ancora quando il Cardinale spiega il perché tale “innovazione” non modificherebbe il collasso morale di cui soffre oggi la Chiesa «sulla drammatica situazione derivante dall’emersione di scandali legati agli abusi ai danni di minori o di adulti vulnerabili». Il problema – per Müller – è un altro, ossia «il mancato rispetto del sesto comandamento da parte di molti. Quello sugli atti impuri che non vanno commessi». Sempre in merito a temi sorti in questi giorni di discussioni in merito al Sinodo dell’Amazzonia, il problema per cui alcuni vescovi conservatori sarebbero pronti addirittura ad un scisma qualora il Sinodo cambi tasse norme fondamentali della dottrina, Müller racconta a Repubblica «uno scisma è contro la volontà di Gesù ed è il tradimento delle sane parole di Gesù o della dottrina degli apostoli. Il magistero agirà nel solco della tradizione apostolica della Chiesa, nessun Papa può cambiare dogmi della fede o leggi del diritto divino secondo i propri piaceri». Quando gli viene fatto notare di essere uno dei “nemici” di Papa Francesco, Müller risponde a tono «il Papa deve riflettere su alcuni suoi adulatori. Coloro che dicono queste cose tecnicamente sono ignoranti. Ho scritto un libro di 600 pagine sul Papa e sul papato, la più estesa monografia attuale in merito. Avversari del Papa sono quelli che negano che il papato sia un’istituzione divina, che vigono cambiare la dottrina rivelata senza tener conto del Vaticano I e II. Chi dice queste cose fa un danno gravissimo alla credibilità della Chiesa». Ultimo “niet” viene posto da Müller sulla possibilità del diaconato delle donne, altra riforma proposta da alcuni vescovi panamazzonici in questi giorni in Vaticano: «non se ne può parlare perché dogmaticamente è impossibile arrivare a tanto».