Sandra Zampa, sottosegretario del Ministero della Salute, ha rilasciato un’intervista a “Il Resto del Carlino”, per parlare della possibile introduzione del divieto dell’utilizzo del cellulare ai ragazzi under 14, come proposto dal senatore Andrea Cangini. “È insensato che per guidare l’auto serva la patente e per usare il cellulare non ci siano limiti in base all’età – ha dichiarato -. Gli smartphone sono potenti come le automobili, se non di più, e bisogna fare distinzioni nella possibilità di utilizzo con l’età evolutiva dei ragazzi”.



Secondo l’intervistata, “vanno limitate la connessione e certe app: i bimbi non possono passare le notti svegli a chattare. Gli adulti e le istituzioni non sono riusciti a entrare in questo mondo e quindi i più piccoli non sono tutelati”. Quello che è accaduto ad Antonella, bambina di appena 10 anni morta suicida a Palermo dopo una challenge estrema su Tik Tok, “lascia un’enorme sofferenza. Poi c’è frustrazione: da troppo tempo parliamo dell’emergenza senza agire”.



ZAMPA: “COLLEGARE I PROFILI SOCIAL ALL’IDENTITÀ SPID”

Ai microfoni de “Il Resto del Carlino” il sottosegretario Sandra Zampa ha poi proseguito la sua disamina sul rapporto tra il cellulare e i ragazzi: “Credo sia difficile immaginare di fare scomparire il cellulare dalle vite dei nativi digitali. Dobbiamo, però, fare in modo che diventi solo una opportunità. Purtroppo registriamo forme di dipendenza in giovane età”. Una delle idee avanzate dalla donna è quella di convocare un tavolo, guidato dalla presidenza del Consiglio, che coinvolga la garante nazionale dell’infanzia, il garante della privacy, l’autorità delle telecomunicazioni, i pediatri, i neuropsichiatri, gli psicologi, i genitori, gli insegnanti, la polizia postale, le aziende tecnologiche. Ma non solo: “Introdurrei personalmente l’obbligo di presentazione di un documento d’identità al momento dell’iscrizione su Facebook, Instagram o Tik Tok. Collegare l’iscrizione all’identità digitale Spid è una buona idea. Poi, servono più poteri alla polizia postale e più divieti e sanzioni ai provider. Non bisogna dimenticare la formazione dei genitori, troppo lontani da questi strumenti. E i ragazzi devono conoscere a memoria il codice penale: bisogna che sappiano cosa rischiano qualora infrangano le regole”.

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