Le cellule cerebrali cresciute in provetta “giocano” allo storico videogame Pong. È questo l’esito di un esperimento condotto dagli scienziati del Cortical Labs a Melbourne, in Australia, e di altri dieci istituti di ricerca, pubblicato sulla rivista Neuron. Il team, come ricostruito da Il Fatto Quotidiano, ha collegato l’insieme di neuroni, chiamato DishBrain, ad un computer in modo da poter verificare che esso stesse inviando dei segnali di feedback. I neuroni in provetta erano infatti collegati a degli array di microelettrodi che potevano stimolare le cellule e valutarne l’attività.



Il risultato, dopo un lungo e attento monitoraggio, è stato che proprio i neuroni avevano dei picchi di attività proprio nel momento in cui facevano sì che la racchetta colpisse la pallina. In caso di errore, il team criticava il comportamento del DishBrain e questo col tempo imparava a cambiare stile di gioco, orientandolo verso l’obiettivo. Una dimostrazione della sua capacità di adattamento.



Cellule cerebrali in provetta “giocano” a videogame Pong: lo studio

“Nelle forme di vita complesse i neuroni rappresentano il punto di partenza dell’intelligenza generalizzata. Ci siamo chiesti come fosse possibile interagire con i neuroni per sfruttare l’intelligenza intrinseca delle cellule”, ha spiegato come riportato da Il Fatto Quotidiano Brett Kagan, direttore scientifico del Cortical Labs di Melbourne, che ha guidato lo studio sulle cellule cerebrali in provetta che “giocano” al videogame Pong illustrato sulla rivista Neuron.

E aggiunge: “Abbiamo scelto Pong per la sua semplicità e perché si tratta di uno dei primi programmi utilizzati nell’apprendimento automatico. Abbiamo applicato alle cellule uno stimolo imprevedibile e i neuroni hanno riorganizzato la propria attività per massimizzare il risultato e ridurre al minimo la risposta casuale”. Il fenomeno tuttavia avviene anche in altri contesti. Ulteriori test sono in corso. L’obiettivo finale è quello di testare come funziona il cervello e cosa avviene al suo interno in caso di determinate malattie, ma non solo. “DishBrain potrebbe aiutarci ad approfondire i meccanismi legati alla capacità di elaborare informazioni ed essere senzienti in un mondo dinamico in continua evoluzione”, hanno concluso gli esperti.