Uno studio svela che le cellule immunitarie sono “esaurite” dall’incontro con il tumore e smettono di lottare. Una ricerca, i cui risultati sono stati resi pubblici sulla rivista Nature Immunology, ha avanzato l’ipotesi secondo la quale le cellule del sistema immunitario potenzialmente in grado di uccidere le cellule tumorali, vale a dire i linfociti T, perderebbero la loro capacità di lottare contro il cancro dopo poche ore dall’incontro. In particolare, sarebbero sufficienti appena dalle 6 alle 12 ore per “esaurirle”.



Lo studio è stato coordinato dai ricercatori della statunitense Vanderbilt University di Nashville e si è concentrato sul fenomeno delle cellule immunitarie “esaurite”, un fatto in realtà già noto alla comunità scientifica. In una nota, la coordinatrice dello studio Mary Philip ha svelato come “l’idea era che le cellule T che sono esposte a un antigene (come quello di un tumore o di un agente patogeno) restino in funzione per un lungo tempo e poi a un certo punto si esauriscano”. La ricerca condotta dal team ha però stravolto questa ipotesi, mostrando piuttosto un meccanismo molto diverso: la dinamica osservata dai ricercatori nei modelli murini, cioè sui topi, è che dopo 6 o 12 ore dall’incontro con il tumore i linfociti T, o almeno una parte di essi, si rivelano disfunzionali. “Non credo che nessuno se lo aspettasse; questa è una finestra temporale molto stretta” è il commento di Philip. Lo studio ha anche permesso di svelare ulteriori dettagli alla base di questo inaspettato meccanismo.



Studio svela le cellule immunitarie esaurite dal tumore: che cosa succede nell’organismo

Cellule immunitarie esaurite dal tumore, secondo lo studio questo fenomeno sarebbe indipendente dal tipo di cancro in atto. L’esaurimento infatti è stato notato in diversi tumori, nello specifico al fegato e melanoma. Un altro aspetto sorprendente è che le cellule immunitarie sono esaurite in modo duraturo, se non addirittura permanente: i test effettuati hanno mostrato che i linfociti esausti trapiantati in un topo senza tumore non sono stati in grado di recuperare la loro funzione.

Secondo i ricercatori, lo studio potrebbe essere utile per sfruttare al meglio i farmaci immunoterapici: sono stati identificati particolari biomarcatori capaci di prevedere se i linfociti T saranno in grado di rispondere al tumore o meno, dunque prevedere questa risposta permetterà di fornire migliori cure ai pazienti.