Shinya Yamanaka, scienziato giapponese, ha vinto il Premio Nobel per la medicina nel 2012, grazie alla scoperta delle Ips, l’acronimo di cellule staminali pluripotenti indotte. Si tratta di un’arma nuova ed estremamente potente nei confronti di alcune storiche malattie, e che sta trovando piano-piano applicazione: “Credo che le promesse scientifiche e cliniche sulle cellule Ips siano state mantenute – dice con orgoglio lo stesso Yamanaka, parlando con i microfoni del quotidiano L’Avvenire – lo dimostrano molte scoperte e l’avvio di numerosi trial clinici”. Da quando è stata effettuata la scoperta, nove anni fa, sono stati compiuti importanti passi avanti nel campo: “Nel 2018 – spiega ancora lo scienziata – è cominciato un trial clinico per la malattia di Parkinson, nel quale progenitori dopaminergici derivati da cellule Ips sono stati trapiantati nei pazienti. Altre sperimentazioni cliniche sono in corso su malattie della cornea, cancro, insufficienza cardiaca, lesioni al midollo spinale, trasfusione di piastrine e danni alle cartilagini articolari”.



“Nella ricerca farmacologica – ha aggiunto – è stato identificato un potenziale farmaco candidato per la cura della fibrodisplasia ossificante progressiva, che utilizza le cellule Ips del paziente: un trial clinico è iniziato nel 2017. Nel 2019 ha preso il via una sperimentazione clinica che utilizza un farmaco con le Ips contro la Sclerosi laterale amiotrofica (Sla). Un trial simile è stato avviato nel 2020 per la malattia di Alzheimer”.



CELLULE STAMINALI IPS, IL SUO INVENTORE YAMANAKA: “IL SOGNO NEL CASSETTO…”

Obiettivo primario, produrre Ips utilizzabili in clinica anche se la pandemia di covid ha obbligatoriamente rallentato la ricerca, anche se gli studi non si sono bloccati: “Per fronteggiare la pandemia, CiRA (l’istituto diretto da Yamanaka ndr), ha promosso uno speciale progetto di ricerca in collaborazione con altri istituti di ricerca e ospedali. Abbiamo iniziato ad accettare domande per la distribuzione delle Ips prodotte dal progetto, così che altri ricercatori possano usarle. Queste Ips sono state recuperate da pazienti convalescenti, che si erano infettati con il Sars-CoV-2. Utilizzando queste cellule, abbiamo confermato che il virus infetta con efficacia le cellule del tessuto polmonare attraverso il gene Ace2”.



Quindi lo scienziato giapponese ci tiene a precisare: “È importante che la gente sappia che ci si prende cura di loro. Al nostro istituto di ricerca siamo consapevoli che dobbiamo sempre ringraziare i pazienti che collaborano con la nostra ricerca, perché capiamo che non possiamo realizzare avanzamenti nelle cure mediche se essi non fanno parte della squadra”. Yamanaka conclude così la sua intervista, svelando il suo sogno nel cassetto: “Portare la tecnologia della cellule Ips ai pazienti. Come direttore di un istituto di ricerca, ho la possibilità di incontrare e ricevere messaggi da pazienti con malattie gravi e senza cura. Quei pazienti e le loro famiglie si interessano alla nostra salute e ci incoraggiano a lavorare sulla nostra ricerca. È mio vivo desiderio vedere che l’applicazione medica delle Ips possa giovare a quanti più pazienti possibile”.