Caro Direttore, dal recente convegno in streaming organizzato da StemNet (la federazione delle associazioni di cellule staminali) e SIP ( Società Italiana Pneumologia) sul tema Patologie da Covid-19 e cellule staminali mesenchimali sono emerse due notizie fondamentali tra loro collegate. La prima sui danni polmonari (ed altri organi), causati da Covid-19 che permangono anche dopo guarigione in molti pazienti la seconda che proprio in questo contesto è importante considerare il ruolo terapeutico delle cellule stromali mesenchimali e dei loro prodotti. La maggior parte dei giornali che ne hanno data notizia sembrano avere censurato (non è chiaro se per ignoranza o per scelta) di dare valore all’aspetto terapeutico contribuendo a una pessima informazione che ha alimentato ulteriore paura nelle persone (anche guarite) senza informazione sulle possibili importanti strategie terapeutiche. Un errore già fatto con precedenti pandemie dove avendo trascurato queste possibilità ci ha impedito di affrontare covid in modo più efficace. Come ha scritto 100 anni fa il grande Henry Poincarè (La morale e la scienza ) “… Dobbiamo temere la scienza incompleta quella che ci illude con vane apparenze e ci impegna a distruggere ciò che vorremmo costruire in seguito quando saremo meglio informati…esistono persone che si infatuano di una idea non perché sia giusta ma perché nuova e alla moda…sono dei terribili distruttori”. Forse dobbiamo anche temere un giornalismo incompleto infatuato dalla moda delle mascherine, delle movide e della epidemio-virologia da salotto?
“Cellule staminali e Covid: opportunità terapeutica censurata”
Da sempre le situazioni di emergenza, comprese quelle sanitarie, si prestano a manipolazioni e al rischio che, da una parte, si corra a soluzioni affrettate e dall’altra a temporeggiamenti interessati, a silenzi e censure che non aiutano la buona scienza. Occorre ricordare che (tralasciando l’aspetto specifico dei vaccini), sono ben 500 i trial clinici in atto per valutare farmaci già autorizzati per malattie diverse da quelle da Covid-19 per capire meglio e contrastare questa infezione e soprattutto per trovare le terapie più adeguate. Proprio in questo contesto appare importante sottolineare che anche gli studi condotti con cellule mesenchimali hanno dato risultati molto incoraggianti ma quasi censurati. Considerata la notevole sicurezza di queste cellule (un migliaio di trial clinici effettuati nel mondo per svariate patologie) è auspicabile quindi che di fronte ad una emergenza sanitaria così grave si possa valutare il loro uso clinico mirato in pazienti gravemente compromessi e a rischio della vita anche per curare le complicanze post-covid. Come sottolineato in molti lavori scientifici, la terapia con mesenchimali di per se o in combinazione con altri interventi terapeutici potrebbe rivelarsi un contributo importante anche per limitare gli alti tassi di mortalità per covid 19. Ci auguriamo che questo possa stimolare ricerche in tal senso sia mediante adeguati fondi che il governo italiano e l’Europa stanno stanziando sia incrementando il dialogo costruttivo con le agenzie regolatorie per utilizzare nuovi approcci terapeutici in sicurezza ma in tempi adeguati alla emergenza.
Augusto Pessina, Presidente StemNet, CRC StaMeTec, Università degli Studi di Milano.