Una cena diventata un’occasione unica di incontro e solidarietà, di impegno sociale e volontà trasversale di agire verso un bene necessario ma sempre più spesso calpestato. La Cena di Santa Lucia da ventuno anni è l’appuntamento che riunisce le persone (un migliaio anche l’altra sera, a PadovaFiere, gente qualsiasi tra sindaco, rettrice dell’Università, prefetto, industriali…) per raccogliere fondi da destinare ai progetti di Avsi, l’associazione volontari per lo sviluppo internazionale. Quest’anno il tema della serata non poteva essere più attuale: “Desideriamo la pace. Diamo dei volti, i nostri”



Vent’anni fa un gruppo di amici ideò a Padova un appuntamento di solidarietà che nel tempo è poi cresciuto, e che dal 2002 a oggi è riuscito a raccogliere circa oltre due milioni di euro, andati a sostegno di progetti internazionali di sviluppo, realizzati nei vari continenti da Avsi, ong che opera dal 1972. Nacque l’idea di una cena di beneficienza, si era a ridosso del 13 dicembre, e da qui la dedica a Santa Lucia. Un’iniziativa che regalò ai partecipanti il potersi sentire partecipi di qualcosa di più grande, come stavolta i progetti di pace, avvertita da tutti come un’urgenza.



L’appuntamento dell’altra sera (ospite Paolo Jannacci, che al pianoforte in duo con la tromba di Daniele Moretto ha ripercorso i più famosi successi del padre Enzo) ha visto anche il passaggio di testimone alla guida dell’Associazione Cena di Santa Lucia Onlus da Graziano Debellini (da molti anni presidente e anima della Cena) a Enea Simonato, chimico, che era entrato nell’associazione già durante il dottorato universitario. Un cambio che però non cambia la struttura e la finalità della Cena: far sedere ai tavoli una città e una regione senza divisioni, ma con l’unica volontà di impegno, di un gesto di gratuità per aiutare chi è in difficoltà. Il ricavato della serata è destinato quest’anno a otto iniziative di Avsi (già presente a Gerusalemme, Gerico e Betlemme), come il sostegno delle popolazioni della Palestina o la ristrutturazione di una scuola di Kharkiv (Ucraina) danneggiata dai bombardamenti.



Ma la Cena di Padova non è solo un momento, è piuttosto un percorso che anno dopo anno vuole congiungere altre occasioni di solidarietà, riflessione e comprensione, per continuare a sollecitare pensieri e coscienze sui drammatici momenti che il mondo sta vivendo. Una mission condivisa, ad esempio, anche dall’associazione PadovaLegge, fondata da Fabio Pinelli, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura (anche lui alla Cena), per la riflessione sociale, politica e giuridica, che invita per lunedì 18 dicembre, nell’aula magna Galilei del bo, all’Università di Padova, all’incontro “Le crisi mondali – Fronti di guerra, orizzonti di pace. Luciano Violante introduce il dialogo tra Paolo Gentiloni e Matteo Maria Zuppi”.

A sottolineare il tema della Cena, l’altra sera, anche il professore Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà (e professore di Statistica presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca). “La pace oggi è sempre più a rischio nel mondo con l’estensione di guerre e conflitti – ha detto -, ma cresce anche in modo drammatico la povertà, diffusa anche nei paesi sviluppati. Occorre dunque cambiare in modo radicale il modello di sviluppo basato sul profitto e lo sfruttamento delle risorse naturali, puntando su un modello incentrato sulle persone, sulla partecipazione diffusa e sulla sostenibilità”.

Particolarmente toccante e significativo il videomessaggio inviato alla Cena dal cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca cattolico dei Latini a Gerusalemme. “Stiamo vivendo uno dei momenti più difficili, qui in Terrasanta. Io sono qui da 34 anni e di guerre ne ho viste tante, purtroppo, ma una situazione come questa è una novità tristissima. Stiamo vivendo momenti in cui l’odio, il desiderio di vendetta stanno avendo il sopravvento su qualsiasi altro discorso. L’impatto emotivo che dal 7 ottobre ha impattato su queste popolazioni è enorme: ciascuno è concentrato sul proprio dolore, che occupa così tanto spazio nel cuore e nelle proprie prospettive da non lasciare posto per altro. Una situazione dolorosa e con difficili vie d’uscita. La nostra comunità cristiana vive in situazioni estremamente difficili, distribuita in varie zone del Paese, Gaza, West Bank, Cisgiordania, Israele e così via. Ovviamente a soffrire di più è chi si trova nella Striscia, circa un migliaio di persone, riunita in quello che resta dei due complessi della chiesa ortodossa e di quella cattolica. Sono persone private di tutto, le loro case sono andate distrutte, non hanno acqua né elettricità, le comunicazioni sono povere, i viveri scarseggiano: ogni giorni si fatica a far arrivare loro un minimo di aiuti. Una situazione estremamente difficile, eppure sono sempre colpito dalla testimonianza che danno: pur avendo la possibilità di fuggire, hanno deciso di restare. Dicono che se deve accadere, è meglio che accada lì, accanto a Gesù, vicino alla chiesa. Abbiamo celebrato da poco la festa di Cristo Re, una figura decisiva nella loro vita, una questione di vita o di morte, e nel loro caso davvero non sono solo parole. Molto difficile la situazione anche nella West Bank, soprattutto nella zona di Betlemme, dove finora s’era vissuto contando su due grandi risorse: il lavoro in Israele e il pellegrinaggio. Risorse che oggi sono ferme, sospese, con i pellegrini scomparsi e il lavoro oltreconfine impossibile, vista la cancellazione dei permessi di lavoro. Circa 150 mila palestinesi adesso sono rimasti senza lavoro e prospettive, e non è detto che si potrà mai tornare alla situazione precedente, con una complessità sociale ed economica che rischia di durare, creando una frustrazione profonda anche nelle nostre famiglie cristiane. In ogni caso, non dobbiamo disperare: vedo intorno a noi tantissime chiese e comunità, come la vostra, che vogliono fare qualcosa. Sono tante piccole gocce che messe insieme aiutano a non sentirci soli, a non cadere nella disperazione. La speranza dev’esserci sempre: Cristo è risorto, ma lo si incontra attraverso i tanti risorti nel mondo, persone e comunità che vogliono esserci vicine, e testimoniare il sostegno con il loro amore. Grazie per la vostra solidarietà”.

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