Vent’anni fa un gruppo di amici ideò a Padova un appuntamento di solidarietà che nel tempo è poi cresciuto, e che dal 2002 a oggi è riuscito a raccogliere circa oltre due milioni di euro, andati a sostegno di progetti internazionali di sviluppo, realizzati nei vari continenti da AVSI, l’associazione volontari per lo sviluppo internazionale, una ong che opera fin dal 1972.
L’appuntamento è “La Cena di Santa Lucia” che dal 2010 è affiancata dall’Associazione Santa Lucia per la Cooperazione e lo sviluppo tra i popoli Onlus, nata da alcuni degli stessi promotori della Cena, che promuove attività di solidarietà e sviluppo internazionale e sostegno alla cooperazione accreditata.
“La Cena di Santa Lucia – ricorda Alberto Raffaelli, da molti anni direttore della Scuola di Formazione Professionale nel settore della Ristorazione e preside a Valdobbiadene, ma all’epoca presidente della Compagnia delle Opere – è nata tra amici, alcuni di loro legati alla CdO, che in quegli anni si erano coinvolti in alcuni gesti di carità chiamati Tende di Natale. Si trattava di raccogliere fondi nelle piazze frequentate per lo shopping delle feste. In quell’anno nacque l’idea di fare una cena di beneficienza, si era a ridosso del 13 dicembre, e da qui la dedica a Santa Lucia. La cosa che stupì noi che l’avevamo proposta fu l’immediata accoglienza che questa proposta trovò in decine, centinaia di imprenditori, professionisti e amici di Padova e non solo. Credo che il carattere distintivo di un gesto così semplice di convivialità, caratterizzato dalla creazione dei famosi tavoli della cena, sia stato, fin dai primi anni, il sentirsi partecipi di qualcosa di più grande, come la rete di opere e progetti realizzati da AVSI e da altri amici di varie associazioni di volontariato in tutto il mondo”.
“La longevità e la crescita della Cena sono state sorprese anche per me – dice Graziano Debellini, presidente dell’Associazione Santa Lucia -: da un’iniziativa spontanea di un gruppo di amici si è arrivati a coinvolgere migliaia di persone. Credo che il motore di questa nostra iniziativa si possa collegare all’anniversario che ricorre proprio quest’anno: i cento anni dalla nascita di don Giussani. Alcuni di noi hanno avuto la fortuna di incontrare questo grande uomo, che ci ha regalato esempio e forza per capire cos’è la gratuità. Un concetto che entra poi nelle vite, nel lavoro, che aiuta a superare le dighe dei nostri individualismi: dall’esempio di don Giussani è scaturito un fiume di fatti, di persone, di coinvolgimento che anche oggi la Cena dimostra, a vent’anni dalla prima volta. La gratuità, il dono, significano qualcosa senza un ritorno, ma dove può nascere una dedizione che non chiede una contropartita? È un’esperienza che scaturisce quando nel cuore c’è una gratitudine, per ciò che si è ricevuto, per chi si è conosciuto, per quello che si è realizzato”.
Oggi, dopo una sosta forzata per le restrizioni e le prudenze dettate dalla pandemia, la Cena ritorna, il 5 dicembre (padiglione 11, Fiera di Padova, [email protected]), per dare forza economica – in collaborazione con AVSI – a iniziative che si sviluppano in Ucraina, Perù, Tunisia, Libano, Burundi, Uganda ed Italia.
Solidarietà, dunque, ma non solo. In vent’anni la Cena è diventata per Padova, ma anche per tutto il nordest, un momento di condivisione, un’occasione per superare ideologie e ostacoli. Ai tavoli della Cena si riuniscono politici e amministratori di segno diverso, imprenditori spesso frammentati sotto sigle diverse di rappresentanza e altrettanto spesso con interessi divergenti, intellettuali di credi distanti, tutti però vicini nel sottoscrivere la misericordia verso i più poveri del mondo. Durante le edizioni, affollatissime di partecipanti e di ospiti (spesso si sono superati i mille presenti, realizzate ogni volta grazie al lavoro di oltre 300 volontari, tra studenti degli istituti alberghieri con i loro insegnanti, chef di grido con le loro brigate, e professionisti di vari settori), sono stati raccolti fondi per oltre 115 progetti, devoluti in Italia e in ogni parte del mondo. Il tema al centro della ventesima edizione della Cena è “La pace si può. Cominciamola noi”. Tanti i progetti cui i fondi raccolti saranno finalizzati: a Padova, con le associazioni del territorio e con la Caritas diocesana e antoniana, si continueranno a promuovere progetti locali di aiuto e accoglienza delle situazioni di indigenza e povertà, di promozione e introduzione alle autonomie di anziani e disabili nel tessuto della città. Oltreconfine si guarda ai quartieri marginali di Lima e alle comunità rurali più emarginate e povere, in Perù; la nutrizione e l’educazione in Burundi; la salute e la disabilità in Uganda; i rifugiati siriani in Libano; la formazione del personale docente in Tunisia; la ricostruzione nel Donbass, in Ucraina.
“Questa è la nostra storia – aggiunge Debellini -, che vogliamo continuare anche con questa ventesima edizione, un’iniziativa di carità costruita insieme ad AVSI e in collaborazione con altre opere di carità, in Italia e nel mondo. La pandemia prima, e adesso la guerra e l’inflazione ci hanno fatto fare esperienza del nostro limite: la restrizione della libertà, le difficoltà economiche e la perdita del lavoro sono situazioni che hanno messo in discussione le nostre certezze, facendo emergere le nostre fragilità. Abbiamo però sperimentato insieme in questi anni che aprire il nostro cuore e condividere i bisogni rende la nostra vita più vera: noi scegliamo la Cena di Santa Lucia per mantenere vivo il senso di attenzione e di fraternità nei confronti delle persone più emarginate”.
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