Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, in una intervista a Repubblica, ha parlato delle derive verso cui ha condotto il mondo dell’online, soprattutto in relazione ai fruitori più giovani. “Il mio pensiero è che non ci siano cattivi maestri o cattive maestre sui social network. La domanda da porsi, invece, è la seguente: quali bisogni di identificazione giovanile intercetta una influencer che mostra pezzi del proprio corpo su Tik Tok e su Onlyfan? Censurare o cancellare i loro video serve a poco, lo sappiamo, serve a placare la nostra ansia di adulti, correi però dello stesso sistema che ha creato questi modelli”.



L’errore agli occhi degli esperti non è dei giovani, ma dei grandi. “Nella mente di un adolescente che vede la ricchezza di un influencer succede che quel messaggio, corpo, popolarità, denaro e successo, un mix così semplice da sembrare banale, diventi la sua ambizione di follower, il suo sogno di ragazzina. Ma non è qualcosa che nasce dal nulla, non è una sua ‘colpa’, è il frutto di un sistema culturale globale”.



“Censurare gli influencer è inutile”, il parere dello psicoterapeuta Lancini

È per questi motivi che Matteo Lancini invita gli adulti a interrogarsi sui propri comportamenti. “Quando ascolto dei genitori che si lamentano della dipendenza dai social network dei loro figli, rispondo che dovrebbero essere loro per primi a uscire da gruppi e chat Whatsapp, dovrebbero smettere di fotografare la vita dei propri figli e raccontarla su Facebook o Instagram, creando di fatto una realtà virtuale della famiglia. I ragazzi non vengono sorpresi da internet ma cercano lì quello di cui hanno bisogno, nel bene e nel male”, ha sottolineato. 



Le riflessioni insomma devono essere intergenerazionali. “In questo senso nessuno è innocente. Non si può chiedere a un figlio di spegnere il cellulare se poi il genitore è attaccato tutto il giorno al suo smarphone”, ha concluso l’esperto.