Sta iniziando lentamente a diffondersi la nuova sottovariante di Omicron BA.2.75, già ribattezzata Centaurus. Si tratta di una nuova, ennesima versione del covid, dotata di alcune caratteristiche esclusive: «Ha 9 nuove mutazioni sulla proteina spike, e 5 al di fuori di essa», spiega Alessandro Carabelli, guida di uno dei gruppi di ricerca del consorzio inglese Cog-Uk. «Sulla spike – aggiunge – la mutazione G446S è la più preoccupante. Secondo la letteratura, è potenzialmente in grado di rendere il virus capace di sfuggire al sistema immunitario». Andrea Cossarizza, immunologo dell’università di Modena, specifica: «Una nuova sottovariante potrebbe sfuggire agli anticorpi, ma non alla memoria immunitaria», e ciò significa che «Potremmo reinfettarci con la nuova versione della spike, ma non ammalarci in modo grave».



La domanda che tutti si pongono è però la seguente: la sottovariante Centaurus è più contagiosa rispetto alla Omicron 5, attualmente in circolazione. Secondo alcuni ricercatori sarebbe 2-3 volte più contagiosa, ma al momento si tratta di calcoli che risultano essere ancora poco attendibili, di conseguenza non è facile rispondere a tale quesito. E’ vero comunque che in India, da quando è comparsa, i casi sono quintuplicati. In merito invece ad una maggiore aggressività, i pazienti attualmente affetti da Centaurus in India sono per la maggior parte asintomatici.



CENTAURUS, SOTTOVARIANTE OMICRON: SE DOVESSE SFUGGIRE AI VACCINI…

In ogni caso «È difficile prevedere che performance avrà fuori dall’India», aggiunge Carabelli volgendo lo sguardo al prossimo autunno. Secondo Carlo Federico Perno, virologo del Bambino Gesù di Roma: «La mia impressione è che la reinfezione fra sottovarianti Omicron avvenga raramente. Il che ci proteggerebbe da un contagio su larga scala con BA.2.75».

Se invece dovesse essere in grado di infettare i già affetti da Omicron e nel contempo bucare i vaccini, a quel punto si potrebbe palesare all’orizzonte una nuova ondata di casa covid in autunno, «Ma sempre con una buona difesa della memoria immunitaria» ricorda Cossarizza. Insomma, la nuova variante potrebbe prendere il sopravvento o meno, e anche se dovesse farlo non sembrerebbe, almeno per il momento, così preoccupante.