«Esprimo cordoglio per le vittime di ieri a Beirut: il Libano soffre da anni insieme alla Giordania la guerra in Siria, la maggior parte dei rifugiati sono stati ospitati da quelle due realtà completamente dimenticate dalla Comunità internazionale»: così è cominciato l’intervento odierno alla Camera dei Deputati del leghista Giulio Centemero dove sono stati ribaditi i concetti espressi nell’intervista che trovate qui sotto. «L’Ue ha preferito foraggiare la Turchia di Erdogan e ora ne paghiamo le conseguenze», prosegue il tesoriere della Lega dopo aver sottolineato la netta distinzione da fare sempre tra la geopolitica dei libri da quella delle persone. Secondo Centemero «oggi non siamo di fronte alla teoria per cui dobbiamo essere amici dell’uno o dell’altro, ma siamo di fronte a civili e giovani che sono morti mentre passeggiavano semplicemente per strada».



Il leghista con tono sommesso ricorda come solo qualche mese fa i libanesi sono scesi in piazza per protestare contro una classe politica non adeguata che ha causato crisi economica e si è dimostrata incapace di gestire la crisi politica dovuta alla guerra siriana: «i libanesi sono istruiti, grandi menti fulgide che hanno accolto le minoranze scacciate dagli altri Paesi». Venerdì ci sarà una sentenza decisiva sulla storia del Levante e del Medio Oriente, ovvero dell’assassinio dell’ex premier libanese Hariri: conclude Centemero alla Camera, «auspico che il Governo si impegni affinché l’Italia rappresenti un agente primario per un Paese che deve risollevarsi. Beirut dovrà essere l’araba fenice e risponde ai valori dell’Occidente, non possiamo abbandonare la terra dei cedri da cui abbiamo rivolto lo sguardo sempre altrove per logiche di mera speculazione economica e politica a breve termine, specie quando la Turchia di Erdogan sta mettendo a rischio l’intera geopolitica del Mediterraneo». (agg. di Niccolò Magnani)



CENTEMERO “L’UE HA DIMENTICATO IL LIBANO”

Sulle frequenze di “Radio Radicale” è intervenuto in queste ore Giulio Centemero, esponente della Lega, per commentare le esplosioni avvenute in Libano, che, secondo la versione dei fatti presidenziale (fornita da Michel Aoun), sarebbero state provocate da un incendio divampato presso un deposito nell’area portuale, all’interno di un magazzino contenente 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, provenienti da un sequestro effettuato in passato su una nave. Un accadimento tragico (oltre 100 vittime e 4mila feriti, fra cui anche il militare italiano Roberto Caldarulo, caporal maggiore del battaglione Gestione Transiti di Bari). “La situazione è molto complicata – ha spiegato l’esponente del partito del Carroccio –, aggravata dal fatto che, durante il conflitto in Siria, soprattutto l’UE ha dato contributi alla Turchia, dimenticandosi però dei Paesi più colpiti dai flussi migratori, che necessitavano di costruire campi profughi e fornire servizi a questi ultimi: mi riferisco a Libano e Giordania”.



GIULIO CENTEMERO: “LIBANO, MINISTRO DEGLI ESTERI DIMESSOSI PERCHÉ…”

Nella sua digressione, Giulio Centemero, profondo conoscitore della nazione per via della sua storia personale (ha sposato una donna libanese e ha parenti indiretti e amici che risiedono a Beirut e dintorni), ha fornito un quadro politico e sociale del Libano, che, ad oggi, risulta “politicamente frammentato, perché vi sono più di 14 gruppi settari. Il Governo attualmente in carica rappresenta una divisione quasi per clan, in cui i partiti comparabili a quelli che conosciamo nelle democrazie occidentali sono appena uno o due. Il voto è fortemente influenzato dalle famiglie che comandano queste parti di popolazione”. Vacilla fortemente anche l’economia locale: “Il cambio della lira libanese è sempre stato agganciato a quello del dollaro ma, dopo che la banca centrale è andata in crisi, si è sganciato da esso, accumulando in una volta sola l’inflazione che non si era accumulata in due decenni. Il ministro degli Esteri si è dimesso perché la situazione finanziaria non si riesce a risolvere: il Governo non si mette d’accordo sull’intervento del Fondo Monetario Internazionale, soprattutto con Hezbollah e i suoi alleati che preferirebbero aiuti dei Paesi ‘amici'”.