Per la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola il Qatargate è un attacco alla democrazia e la conferma che “la corruzione non è di sinistra o di destra“. Se così fosse davvero (e così dovrebbe essere), non si spiega allora il motivo per il quale certe vicende vengono trattate in modo diverso. Basti pensare al caso dei presunti finanziamenti che la Lega avrebbe ricevuto dall’estero, una circostanza mai dimostrata, ma su cui il dibattito politico si è infiammato prima in Italia e poi fuori dai nostri confini. Ci furono dure condanne senza alcun riscontro. Non è un caso se Giulio Centemero, deputato e tesoriere della Lega, ha twittato nelle scorse ore: “Su presunti e inesistenti soldi che la #Lega NON HA MAI preso da stati esteri ho sentito condanne fortissime. Se indagini confermano sospetti di corruzione x brandwashing da parte di stati esteri, mi aspetto giudizi altrettanto forti, anche se gli esponenti coinvolti sono di sx“.
Ora, infatti, abbiamo a che fare con 750mila euro in contanti sequestrati alla vice presidente del Parlamento europeo Eva Kaili, di 17mila euro sequestrati dalla Guardia di Finanza nell’abitazione della famiglia di Antonio Panzeri a Calusco d’Adda, in provincia di Bergamo, giusto per citare alcuni aspetti del Qatargate, che in realtà è molto più grande, visto che si parla di presunte tangenti in cambio di una sponda politica all’Europarlamento.
QATARGATE, IMBARAZZO A SINISTRA: ORA SILENZIO
Ma anche in uno scandalo che colpisce la sinistra italiana ed europea si torna a tirare in ballo la destra ed è questa l’incoerenza che mette a nudo Giulio Centemero. Si guardi a Brando Benifei, europarlamentare del gruppo S&D, capodelegazione del Pd a Bruxelles, secondo cui il suo gruppo si è battuto contro le porte girevoli che consentono a gli ex parlamentare di fare lobby, “ma è sempre stata la destra a bloccare norme più rigide“. Qualsiasi cosa accada, la colpa è della destra. Questo accade quando la sinistra decide di commentare la questione, perché in realtà sul Qatargate c’è un silenzio imbarazzante.
Nessun dirigente o aspirante segretario del Pd, ad esempio, si è preso l’onere della critica o dell’autocritica. Enrico Letta, solitamente solerte nel commentare l’attualità politica e non solo sui social, oltre che nel condannare moralmente gli avversari politici, è rimasto in silenzio insieme a tanti altri della sinistra. Forse la speranza è che questo basti nell’attesa che la bolla si sgonfi e lo scandalo corruzione finisca nel dimenticatoio. Il problema è che probabilmente siamo solo all’inizio di una maxi indagine che rischia di scuotere le fondamenta non solo delle istituzioni europee, ma anche della sinistra italiana.