LA MISSIONE DEL VICEPRESIDENTE SENATO CENTINAIO A TAIWAN
È terminata da poco la missione internazionale del vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio (Lega) a Taiwan, nei giorni ancora convulsi sullo scacchiere mondiale per la visita tutt’altro che risolutiva del Segretario di Stato Usa Antony Blinken in Cina da Xi Jinping. L’ex Ministro dell’Agricoltura ha incontrato le più alte cariche del governo di Taipei, compresa la Presidente Tsai Ing-wen che da mesi ormai ribadisce la ferrea volontà di opporsi alle mire di invasione della Cina.
«L’Italia continuerà a impegnarsi per favorire la sicurezza dell’isola e dello stretto di Taiwan: è un presidio della democrazia da difendere», ha detto la leader “ribelle” nell’incontrare la delegazione italiana guidata dal vicepresidente di Palazzo Madama. Come ha spiegato Centinaio in un’intervista a “Formiche.net”, «L’Italia è un partner considerevole per Taiwan, sia sul piano politico che su quello economico. La missione mia e della senatrice Elena Murelli, come componenti del gruppo parlamentare di amicizia, è stata la più rilevante sul piano istituzionale realizzata negli ultimi anni sull’isola da rappresentanti italiani. È stato un segnale che la presidente, i ministri, il presidente del Parlamento e i parlamentari taiwanesi che abbiamo incontrato hanno colto con estrema fiducia. Ma non è l’unico». Già negli scorsi giorni il Ministro degli Esteri Tajani ha ribadito il sostegno del nostro Paese a Taiwan per il mantenimento dello status quo: «Taiwan aprirà un ufficio di rappresentanza anche a Milano, oltre a quello già presente a Roma, ed è già stato inaugurato un nuovo volo diretto Milano-Taipei […] Sono tutti segnali di attenzione per un’area strategica sotto il profilo politico, economico, tecnologico e militare che danno prestigio all’Italia agli occhi dei Paesi interessati e dei partner internazionali», sottolinea l’esponente della Lega.
CENTINAIO (LEGA): “QUI A TAIWAN TANTA VOGLIA DI OCCIDENTE”
Taiwan all’Italia e in generale dall’Occidente chiede semplicemente di non essere lasciata sola con la Cina alle porte: come spiega ancora Centinaio a “Formiche”, «La paura dei taiwanesi è di subire lo stesso trattamento dell’Afghanistan, abbandonato al proprio destino. Ma in quell’isola risiede un importante presidio di democrazia che merita di essere sostenuto e coltivato. Ogni segnale di attenzione è quindi utile e ben visto da loro». In un’altra intervista uscita oggi su “Libero Quotidiano” è ancora Centinaio che prova a far capire nel dettaglio quanta voglia di libertà e democrazia ha incontrato nei giorni passati a Taiwan.
«Ho potuto vedere come a Taiwan ci sia una grande voglia di Italia e di Made in Italy. I nostri prodotti farmaceutici, agroalimentari, di arredamento, tessili e di altri settori sono già presenti in quel mercato e possono conquistare quote sempre più ampie», rileva l’attuale membro della commissione Politiche dell’Unione Europea al Senato. Centinaio rispetta il principio “dell’Unica Cina” ma al contempo chiede che l’intero Occidente si schieri per consentire a Taiwan di «mantenere istituzioni democratiche e una propria via di sviluppo. Sono convinto che anche la Cina non vorrà alterare questo equilibrio, almeno in attesa delle elezioni presidenziali che si svolgeranno sull’isola all’inizio del 2024». In merito agli accordi siglati dall’Italia durante il Governo Conte-1 con la Cina nella Nuova Via della Seta, rileva Centinaio, occorre considerare qualche cambiamento: «Non dico che quella firma sia stato un errore, ma anche se il governo non rinnovasse quell’intesa non vorrebbe dire tagliare qualsiasi relazione con Pechino. Semplicemente, si potranno trovare nuove forme condivise di collaborazione». Davanti all’avanzata di regime della Cina comunista, conclude Centinaio, occorre far sentire a Taiwan l’intero appoggio dell’Occidente di cui a Taipei si “respira” continuamente l’aria: «microchip? Non possiamo permetterci di lasciare il nostro sviluppo alle dipendenze di altri Paesi, soprattutto se non condividono con noi i principi democratici. L’Europa deve puntare il più possibile a una propria autonomia e a stringere accordi con realtà con le quali possiamo confrontarci alla pari, anche nel rispetto dell’ambiente e dei diritti economici e sociali», conclude Centinaio a “Libero”.