Kiev insiste sulla presenza di ordigni piazzati dai russi. Mentre secondo altre fonti Mosca starebbe allontanando il personale. La situazione della centrale nucleare di Zaporizhzhia sta diventando sempre più incandescente, con accuse reciproche tra russi e ucraini di voler colpire l’impianto. Insomma, come al solito, anzi, più del solito, la tensione intorno all’impianto è altissima. Difficile capire veramente cosa sta succedendo: le dichiarazioni che vengono dalle parti in causa sono da prendere con le pinze, il rischio della propaganda è più che mai presente.
Un incidente però, osserva il generale Marco Bertolini, già comandante del Coi e della Brigata Folgore in numerosi teatri operativi, dalla Somalia all’Afghanistan, potrebbe fare gioco, al di là dei pericoli per la popolazione e il territorio, all’Ucraina. Visto che la controffensiva non sta ottenendo i risultati sperati potrebbe essere questo l’argomento per presentarsi a Vilnius, al vertice Nato dell’11 e 12 luglio, e chiedere un intervento all’Alleanza atlantica, magari anche solo con motivazioni umanitarie, per sostenere la gente colpita dalle radiazioni.
Generale, cosa sta succedendo alla centrale nucleare di Zaporizhzhia?
La centrale è da sempre al centro di un tira e molla da parte di russi e ucraini. Credo che possa essere utilizzata per creare un evento che costringa i Paesi della Nato a rompere gli indugi. Se ci fosse un incidente è chiaro che verrebbe pregiudizialmente addebitato ai russi, anche se non credo siano stati loro finora ad averla bombardata. Temo che si voglia attribuire la colpa a Mosca per giustificare un intervento non necessariamente bellico, ma almeno umanitario, della Nato.
Cosa significa in questo caso intervento umanitario?
Potrebbero dire: “C’è bisogno di un intervento per la popolazione colpita dalle radiazioni”. Poteva essere giustificato già con il crollo della diga di Kakhovka, visti i problemi della gente e le comunità allagate. Di fronte a un incidente nucleare con scorie radioattive la richiesta di intervento potrebbe essere particolarmente pressante. Se c’è qualcuno che non ha interesse a creare problemi a Zaporizhzhia è proprio la Russia. Un incidente provocherebbe un inasprimento delle sanzioni nei suoi confronti, una condanna unanime da parte di tutti. Presi dalla fretta non si starebbe neanche a cercare di capire chi è stato e chi non è stato: una situazione veramente pericolosa.
Le notizie che circolano adesso, secondo le quali i russi starebbero ritirando almeno una parte del personale dalla centrale, come vanno valutate?
Le notizie che arrivano dai Servizi o dalle parti in causa lasciano sempre il tempo che trovano: possono essere vere, ma ci sta anche che siano pilotate, non vanno prese per oro colato. Invece bisogna tenere il cervello acceso e pensare: se succedesse un incidente lì, come reagiremmo noi? Chi potrebbe essere avvantaggiato da una situazione di questo genere?
Perché gli ucraini avrebbero bisogno di un incidente del genere per costringere la Nato ad agire?
Gli ucraini stanno cercando di forzare l’Alleanza atlantica a intervenire e da adesso al summit Nato di Vilnius di tentativi ce ne saranno sempre di più. L’Ucraina avrebbe voluto presentarsi all’incontro con i risultati di una controffensiva efficace, ma non c’è stata una riconquista dei territori paragonabile a quella di Kharkiv o Kherson. In quelle due aree i russi sostanzialmente si sono ritirati senza resistere. La controffensiva che si sta sviluppando si è limitata a guadagnare qualcosa sulla linea di contatto, riducendo il saliente a Nord e a Sud di Bakhmut, ma non sono neanche arrivati alla prima linea difensiva russa. I risultati con i quali gli ucraini si presenteranno a Vilnius sono insufficienti per vincere le resistenze di alcuni Paesi Nato, come l’Ungheria, stanca di sostenere una guerra che non vuol saperne di finire. Con un incidente in un impianto nucleare forse potrebbero ottenere dei risultati.
I rischi che corre l’Ucraina per le conseguenze di un evento del genere, per la gente e per il territorio, sono enormi. Vale la pena correrli?
Sono grossi i rischi sia per il territorio ucraino sia per la parte attualmente occupata dai russi. Il vantaggio di avere un’ondata di sdegno internazionale nei confronti della Russia per un incidente di portata generazionale sarebbe altrettanto importante. Per fare una cosa del genere c’è bisogno di una grande spregiudicatezza, magari, però, non occorre avere un incidente vero e proprio, ne basterebbe uno simulato, limitato, del quale tuttavia sarebbe facile amplificare l’eco nell’opinione pubblica. Siamo già stati sensibilizzati dall’incidente di Chernobyl e considerando che si tratta della centrale nucleare più grande d’Europa si farebbe alla svelta ad arrivare a un allarme generale, anche se si trattasse di qualcosa di ridotto.
Anche la notizia di queste specie di bombe che secondo gli ucraini sarebbero state disseminate dai russi nella centrale va presa con le molle?
Può anche darsi che sia vero, ma che gli ucraini abbiano queste informazioni così precise su quello che fanno i russi, addirittura nel dettaglio, non spiega come mai non abbiano già rioccupato la centrale. Quello che mi preoccupa di più non è tanto l’incidente provocato, quanto un incidente conseguenza del mancato raffreddamento dovuto all’abbassamento del lago creato dalla diga di Kakhovka, ora gravemente danneggiata. Questo alla lunga potrebbe creare grosse difficoltà. Il problema della centrale di Energodar o di Zaporizhzhia che dir si voglia va risolto nel breve termine. È in una situazione critica per la mancanza di acqua e perché è proprio sulla linea del fronte.
Al di là della centrale si parla molto in questi ultimi giorni di armi nucleari: si dice di una richiesta di Xi Jinping a Putin di non usarle, di quelle russe dislocate in Bielorussia, mentre Medvedev un giorno sì e l’altro pure ne minaccia l’uso per porre fine alla guerra. A forza di tirare la corda il loro utilizzo sta diventando una prospettiva concreta?
Medvedev probabilmente fa il gioco del poliziotto buono e di quello cattivo, insieme a Putin. Credo che arrivare a un punto del genere non sarebbe interesse di nessuno, però la Russia non accetterà mai di perdere la Crimea: significherebbe ridursi a Paese non di secondo ma di terzo piano, senza uno sbocco sul Mediterraneo e sul Mar Nero. Quando si vanno a toccare gli interessi vitali di una potenza mondiale, che vuole diventare una superpotenza in un’alleanza alternativa a quella occidentale, non si sa cosa può succedere.
Probabilmente non useranno le armi nucleari ma si sta scherzando troppo con il fuoco?
Sì, si sta proprio scherzando con il fuoco. Mancando qualsiasi tipo di dialogo, che vada oltre il solito refrain dell’aggredito e dell’aggressore, e di fronte a un’escalation verbale che non si è mai vista neanche durante la Guerra fredda, anche le cose più incredibili possono succedere.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI