La questione centri estivi continua a tenere banco in Italia, complice la necessità dei genitori di affidare i propri figli a qualcuno che possa prendersi cura di loro mentre lavorano. Una svolta importante e decisiva pare essere giunta in queste ore, come confermato dal ministro per le Pari Opportunità e per la Famiglia, Elena Bonetti, ai microfoni di Sky Tg24. “Abbiamo chiuso un percorso di linee guida e ricevuto le raccomandazioni da parte del Comitato Tecnico-Scientifico, che ha confermato la possibilità di trovare forme di organizzazione sicure per i centri estivi, per le attività di gioco per i bambini sopra i 3 anni. Oggi nel Consiglio dei Ministri discuteremo di questo, in modo tale che già dal 18 maggio si possano aprire alcune attività all’aria aperta, nei parchi, e poi dal primo giugno le attività organizzate per i più piccoli”. Il ministro Bonetti ha quindi ricordato che, personalmente si era presa l’impegno di non scordarsi dei centri estivi e delle attività educative, organizzandoli in sicurezza. “Così è stato”, ha concluso. (aggiornamento di Alessandro Nidi)



CENTRI ESTIVI: I PIANI PER LA RIAPERTURA AI BAMBINI

I centri estivi potrebbero avere un ruolo davvero fondamentale nell’estate 2020: con ferie e possibilità di fare vacanze certamente ridotte per gran parte delle famiglie, per bambini e ragazzi si pone il problema di come passare i lunghi mesi estivi. La sfida è dunque quello di garantire in sicurezza l’attività dei centri estivi organizzati da Comuni, oratori, comitati sportivi, associazioni, cooperative e fattorie didattiche.



Il via libera è richiesto da più parti e il Governo sembra intenzionato a estendere l’utilizzo dei voucher babysitter a queste attività. Ora si attende il parere del Comitato tecnico scientifico (Cts) per l’emergenza Coronavirus che dovrà esprimersi sulla proposta contenuta in un documento di lavoro elaborato dal dipartimento della Famiglia. L’obiettivo è offrire, nel rispetto delle regole di sicurezza, un progetto educativo e sociale ai minori e rispondere ai bisogni delle famiglie con figli: tutto questo saranno chiamati a fare i centri estivi, quest’anno più che mai.

Per qualsiasi decisione dovrà essere modificato il Dpcm del 26 aprile: Governo e Cts dovranno dettare nuove regole e definire i protocolli di sicurezza da rispettare per scongiurare il rischio di contagio. In parallelo il Comitato dovrà anche esprimersi sulla richiesta di riaprire a giugno i servizi educativi 0-6 anni, cioè asili nido e scuole materne, su cui è atteso anche il parere del ministero dell’Istruzione. Per i centri estivi, intanto, ci sono già dei fondi in campo: il dipartimento della Famiglia ha promesso 35 milioni attraverso i prossimi bandi «Educhiamo» e «Giochiamo», a cui il Governo affiancherà altri 150 milioni di euro con il Dl Rilancio.



CENTRI ESTIVI: IL RUOLO DEGLI ORGANIZZATORI

I centri estivi d’altronde già negli ultimi anni erano realtà sempre più diffuse. Protagonista spesso il mondo cattolico, con gli 8mila oratori presenti in Italia e il Centro sportivo italiano (Csi), che l’anno scorso ha gestito circa 1.500 centri estivi presso parrocchie, palestre, scuole, impianti e campi sportivi.

Il responsabile della comunicazione Stefano Gobbi ha dichiarato al Sole 24 Ore: “Stiamo lavorando con il dipartimento di igiene e protezione dell’università Cattolica per definire le schede tecniche con le quali proporre in sicurezza attività di movimento ai bambini, senza snaturare il linguaggio sportivo. Vorremmo farci trovare pronti con una nostra proposta da presentare sull’intero territorio italiano”. Il Csi sta lavorando a una copertura assicurativa per organizzatori e partecipanti e si augura che verranno messi a disposizione nuovi spazi pubblici per lavorare con piccoli gruppi: “La difficoltà maggiore sarà gestire i controlli sanitari: non siamo medici. Il personale, invece, non ci manca perché tutte le altre attività sono ferme”.

Laura Vanni, presidente di Legacoopsociali, altra realtà molto attiva sui centri estivi, sempre al Sole 24 Ore ha invocato regole nazionali uniformi: “Senza nulla togliere agli esperti, è necessario che le linee guida vengano immaginate con il supporto dei gestori di queste attività”.

CENTRI ESTIVI: LE RICHIESTE DEI COMUNI

I Comuni dal canto loro hanno evidenziato diverse criticità per quanto riguarda i centri estivi: finché non si conoscono le linee guida da rispettare, è difficile immaginare una proposta. Ai Comuni sono richiesti sia un ruolo di regia sia un ruolo di promozione delle attività. L’Anci ricorda che ci vuole tempo per potersi organizzare, formare gli educatori e le criticità maggiori si incontreranno nelle città più grandi, dove i progetti potrebbero essere centinaia per rispondere alla domanda delle famiglie.

Con queste ultime poi andrà stretto un patto, perché non tutte le responsabilità possono ricadere sull’ente locale. Chi vanta di certo una grandissima tradizione nella gestione di centri estivi sono gli oratori italiani: i numeri parlano ogni anno di 2,4 milioni di bambini e ragazzi e circa 400mila animatori, secondo i dati diffusi dal Forum degli oratori, che fa parte del Servizio nazionale di pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana.

Il suo responsabile, don Michele Falabretti, ha parlato a sua volta con il Sole 24 Ore nel contesto dell’indagine del quotidiano economico sui centri estivi 2020: Falabretti si è detto consapevole che il modello tradizionale di grest e centri estivi debba cambiare, ma è pronto a darsi da fare per rispondere ai bisogni dei giovani e delle famiglie.

CENTRI ESTIVI, GLI ORATORI ASSICURANO: “NOI CI SAREMO”

“Bisogna dimenticarsi gli assembramenti come venivano fatti in passato nei cortili degli oratori, perché bisognerà lavorare con piccoli gruppi e contatti ridotti al minimo”. Falabretti immagina dunque “l’oratorio arcipelago”, con il quale passare dalla concentrazione di tutti nello stesso luogo alle “attività diffuse, dimezzando le presenze, facendole ruotare, utilizzando gli altri spazi che ci saranno, nel rispetto delle regole che ci verranno date”.

In questo complicato 2020 sarà dunque fondamentale che tutte le realtà del territorio facciano rete per consentire ai centri estivi di essere attivi. Falabretti ricorda che gli oratori già da anni collaborano con gli enti locali “per diversi servizi o per integrarli”, certamente però quest’anno bisognerà farlo in modo più omogeneo per rispondere ai bisogni delle famiglie. “Questo ragionamento va sostenuto anche con creatività in questa fase”, indica il sacerdote.

Il servizio alle famiglie è l’aspetto fondamentale: “Quest’anno ci saranno tante famiglie in grande difficoltà. Molti genitori hanno già consumato le ferie, i soldi non ci sono e la mobilità sarà quel che sarà. Ma c’è un altro aspetto molto importante che dobbiamo considerare: la salute pubblica e mentale dei bambini. Un conto è chiuderli in casa a marzo un conto è pensare di tenerli tra le mura domestiche a giugno e luglio”. Le parrocchie sono dunque pronte a fare la loro parte: “Sarebbe assurdo mettere tra parentesi un vissuto e una storia che è radicata sul territorio e nelle famiglie da decenni. È stato fatto tanto finora, ma soprattutto c’è tanta voglia di fare ora che c’è bisogno”, conclude don Falabretti.