Chissà se, quando aveva lanciato la data di ieri per la manifestazione di Roma, Matteo Salvini aveva immaginato che la prova di forza del centrodestra sarebbe avvenuta in un momento così critico per il governo. Sul palco di piazza San Giovanni sono saliti i tre leader di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia; davanti a loro sono convenute 200mila persone. Gli elementi per dire che l’evento è stato imponente ci sono già tutti. Ma le profonde incertezze che attraversano la coalizione di governo, con le crescenti tensioni tra gli alleati (da una parte Renzi e Di Maio contro l’asse Conte-Zingaretti), dà al raduno romano il senso di una svolta e forse di una rinascita.
Salvini ha abbandonato i toni più grevi dei mesi scorsi per concentrarsi sui temi di una possibile campagna elettorale: non a caso lo slogan di piazza San Giovanni è stato “A casa”. La Lega populista sottolinea l’evoluzione: “Non siamo estremisti ma uomini normali e orgogliosi, popolo contro élite, piazza contro Palazzo”. L’argomento principe è quello delle tasse: “Il modo per combattere l’evasione fiscale non è introdurre lo stato di polizia, ma fare pagare meno tasse agli italiani. Ed è quello che faremo appena torneremo al governo”. Non sono comunque mancate bordate per Renzi, Conte, Di Maio, Zingaretti, Grillo, la Raggi e i vari governatori di sinistra delle regioni in cui si voterà di qui alla prossima primavera: tutti da mandare “a casa”.
Ma il senso più decisivo della manifestazione è stato la presenza anche di Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Superati i distinguo della vigilia, peraltro comprensibili in quanto l’iniziativa è partita dalla Lega e soltanto dopo si è allarga a includere gli altri due, i tre leader hanno parlato uno dopo l’altro. E al termine del suo intervento Salvini (intervenuto per ultimo) ha chiamato gli altri al microfono dicendo: “Grazie a Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi perché insieme si vince”.
Non è stato un evento rifondativo del centrodestra, tuttavia l’impatto di quell’”insieme si vince” è quello di un’area politica che si ricompone mentre il centrosinistra e il M5s sono in preda a tensioni fortissime. Lo stesso numero di presenti è chiaramente dovuto alla convergenza di tutte le forze della destra (soprattutto Fratelli d’Italia), non solo dei militanti leghisti. E nonostante le voci di azzurri che avrebbero preferito andare alla Leopolda di Renzi piuttosto che in piazza San Giovanni con Salvini, il Cavaliere è apparso assieme al leader leghista mettendo il sigillo sul suo ruolo di gregario di lusso.
Ormai non è più un attacco a tre punte, come proclamava Berlusconi l’anno scorso, ma il bomber è unico. Il leader di Forza Italia sembra avere sciolto i dubbi, superato i mal di pancia e scelto di schierarsi con Salvini. Insomma, ha prevalso la linea dello scissionista Giovanni Toti qualche mese dopo l’addio dello stesso Toti. Domenica si vota in Umbria e lì si avrà il primo banco di prova, con il centrodestra unito contro il patto Pd-M5s.
D’altra parte, l’aggregazione è favorita anche dalla svolta manettara del governo. L’immagine, imposta da Conte, di una manovra incentrata su un aumento di certe imposte, sul tetto al contante, sulle supermulte ai negozianti senza bancomat e sul carcere per gli evasori, di fatto divide il fronte politico in base alle opzioni fiscali: da un lato chi vorrebbe recludere milioni di italiani, dall’altro chi pensa di ridurre l’evasione riducendo le aliquote. Se i distinguo nel centrodestra non sono certamente tutti appianati, tuttavia la manovra di Conte e Gualtieri sta scavando un solco che riporta la politica italiana verso il bipolarismo. E “condanna” il centrodestra a mostrarsi unito.