Fanno discutere le dichiarazioni di Vincenzo D’Anna, presidente dell’Ordine nazionale dei biologi, sul ceppo del Coronavirus isolato a Milano. La sua ipotesi è che sia domestico, quindi che non c’entri nulla con quello cinese proveniente dai pipistrelli. L’infettivologa Claudia Balotta, coordinatrice dello staff che all’ospedale Sacco di Milano ha isolato il ceppo italiano dell’infezione, ha sorriso quando il Fatto Quotidiano l’ha interpellata. «Certamente questo coronavirus viene dalla Cina», ha tagliato corto, “demolendo” quella che Vincenzo D’Anna ha in un secondo momento derubricato a ipotesi dopo aver scatenato diverse polemiche. «Non penso in alcun modo che questa epidemia possa essere paragonata all’influenza», ha poi aggiunto Claudia Balotta. D’Anna infatti aveva dichiarato che il «Coronavirus non più grave dell’influenza». Quindi l’infettivologa ha concluso: «Il paragone non è fattibile oltre che non scientificamente provato». (agg. di Silvana Palazzo)



CORONAVIRUS, VINCENZO D’ANNA “CEPPO PADANO? SOLO IPOTESI”

Fa un primo passo indietro Vincenzo D’Anna riguardo le sue dichiarazioni in merito al ceppo di Coronavirus isolato in Italia dall’ospedale Sacco. Le parole del presidente dell’Ordine dei biologi italiani hanno fatto discutere, visto che ha parlato di due contagi differenti. Il ceppo italiano di Coronavirus sarebbe diverso da quello che si è diffuso invece in Cina. Interpellato in merito, attraverso il suo entourage, ha aggiustato il tiro: «È solo un’ipotesi – riporta Affaritaliani – Servono conferme. Se ne potrà parlare solo quando ci saranno risultati di laboratorio». Dunque Vincenzo D’Anna ha voluto rettificare le sue dichiarazioni attraverso i suoi collaboratori: sarebbe «nient’altro che un’ipotesi». Una precisazione doverosa visto che è il massimo responsabile dei biologi italiani. Le sue dichiarazioni avevano comprensibilmente generato molte perplessità e sono destinate ad accendere un dibattito all’interno del mondo scientifico. (agg. di Silvana Palazzo)



CORONAVIRUS, VINCENZO D’ANNA “CI SONO DUE CONTAGI”

Il ceppo di Coronavirus isolato a Milano è domestico, quindi non ha nulla a che fare con quello cinese. Lo sostiene Vincenzo D’Anna, presidente dell’ordine dei biologi italiani. Nei giorni scorsi vi abbiamo segnalato la svolta: l’equipe del laboratorio dell’ospedale Sacco di Milano ha isolato un nuovo ceppo del Covid-19. Ora si scopre che sarebbe italiano. «Sembra che tale virus sia domestico e non abbia cioè alcunché da spartire con quello cinese proveniente dai pipistrelli». Vincenzo D’Anna lo “localizza”, infatti lo definisce «un virus padano», e poi spiega che è esistente negli animali allevati nelle terre «ultra concimate con fanghi industriali del Nord». Questo spiegherebbe il motivo per il quale il Coronavirus latita nelle altre regioni, «come già noto in letteratura». Le dichiarazioni del presidente dell’ordine dei biologi italiani è stata racconta da Dagospia. Quindi al momento si può parlare di due contagi.



CORONAVIRUS, QUELLO ISOLATO A MILANO È CEPPO ITALIANO?

Ci sarebbe un contagio pandemico, che ha una diffusione lenta attraverso i viaggi e gli spostamenti degli infettati, mentre un altro sarebbe locale. E quest’ultimo è poco più che un virus para-influenzale, secondo Vincenzo D’Anna. Non c’è, dunque, «nessuna nocività mortale se non per la solita parte “a rischio” della popolazione». La stessa Organizzazione mondiale della sanità (Oms) – spiega D’Anna – ha ridimensionato il tiro, «declassando il Coronavirus a poco più che un’influenza». Il presidente dell’ordine dei biologi italiani ha spiegato anche perché il Coronavirus non si trovava in altri stati europei: «Semplicemente, si riteneva inutile cercarlo». Ma non è finita qui: bisogna considerare la specificità territoriale del Coronavirus italiano. Per questo D’Anna arriva a parlare di «una delle più grandi cantonate che la politica italiana ha preso, nel solco di quella approssimazione che la caratterizza tutti i giorni». Quindi, sostiene che ne escano «male le istituzioni sanitarie statali troppi asservite al conformismo, il silenzio di migliaia di scienziati, ricercatori ed accademici».