La lista di politici e figure pubbliche che da sinistra criticano e chiedono la modifica del Ddl Zan aumenta ogni giorno di più: mentre in Parlamento si attende la “conta” in aula il prossimo 13 luglio, sulla “linea Renzi” si schiera anche l’ex sodale oggi parlamentare Pd, Tommaso Cerno. Intervistato da “Libero Quotidiano”, l’ex giornalista – omosessuale dichiarato – riflette sul disegno di legge contro l’omobilesbotransfobia: «La legge Zan ha due pilastri. Il primo è la parte migliore della legge: e cioè la condanna delle violenze contro gli omosessuali, intese non più come violenze private ma come atti contro i rappresentanti di una minoranza. Questa parte supera i limiti della legge Mancino, che di fatto istigava a delinquere contro i gay, tutelando tutte le minoranze tranne gli omosessuali».
Ma è sulla seconda parte che si concentra la riflessione di Cerno, ovvero quella che riguarda i reati di opinione e il nodo dell’identità di genere: «non mi soddisfa perché è scritta male e fa troppo poco per conseguire gli obiettivi che si propone. E allora io la lascerei in sospeso. La sinistra dovrebbe rendersi conto che, se la destra per la prima volta nella storia è disposta a votare una legge che punisce i reati di odio contro i gay, si tratta di un passo enorme». Occorre proteggere il primo passaggio del Ddl e per questo, spiega Cerno, è possibile scendere a compromessi e accettare anche quanto proposto come mediazione da Lega e Forza Italia, oltre ovviamente a Italia Viva: «la sinistra ha deciso di fare un governo con la Lega? Bene, allora deve tenerne in considerazione le posizioni», punzecchia l’ex direttore dell’Espresso.
CERNO E LE FRECCIATA AL COMPAGNO DI PARTITO ZAN
Il timore di Renzi, Scalfarotto e altri che pure condividono l’impianto di base del Ddl Zan, è che con l’arrivo in Aula al Senato senza testo modificato e con voto segreto, l’affossamento della legge potrebbe essere dietro l’angolo. Ma il rischio non è solo legato alla singola legislazione anti-omofobia, vi sarebbero conseguenze ben più grandi: «Se legge non passasse, romperebbe la maggioranza e metterebbe Draghi nella condizioni di dimettersi. Perciò dico al Pd: sarebbe folle creare una crisi di governo per una parte di legge scritta male». Tra l’altro, spiega ancora Tommaso Cerno a “Libero” chiamando in causa il compagno di partito Alessandro Zan, quella legge non può avere certo un testo intoccabile: «Zan non è Mosè e non ha ricevuto le tavole della legge dal dio dei gay». Non mancano le frecciatine anche all’ex alleato Renzi, cui pure riconosce un ruolo centrale anche in questa battaglia parlamentare: «Renzi, che aveva fatto passare le unioni civili un po’ perché ci credeva e un po’ perché gli interessava, ora farà passare la parte migliore della legge un po’ perché ci crede e un po’ perché gli interessa». Il possibile accordo Renzi-Lega sul Ddl Zan (e forse anche su altro, ad esempio il Quirinale) non viene visto di cattivo occhio dal Dem Cerno, «Matteo è un animale politico come Salvini e sa come muoversi. Anzi, è più segretario del Pd da quando non lo è più di quanto non lo sia stato nel periodo in cui lo era». Non si appella direttamente, ma è difficile non scorgere un invito al proprio segretario Pd quando Cerno a fine intervista immagina le “prove” di questo voto in vista del Quirinale ad inizio 2022: «Se la legge modificata viene votata da Salvini, Renzi e Letta, si può immaginare un governo con loro dentro, che lasci agli estremi le destre e le sinistre. E potrebbero essere quelle stesse forze a eleggere il nuovo capo dello Stato».