Tommaso Cerno, senatore uscente del Pd, ha concesso un’intervista al quotidiano “La Verità” nella quale si è espresso senza filtri sul suo ormai ex partito, spiegando anche il motivo per il quale il suo nome non figura tra i candidati: “Tre mesi fa avevo chiesto a Enrico Letta di non considerarmi, perché sapevo che non l’avrebbero fatto. Pago il mio quattro in condotta. Ciò che io chiamo libertà di pensiero, per loro è incapacità di stare in comunità. Pensavo di entrare in un luogo dove parlare della Sinistra fosse la cosa più importante. Invece ho scoperto che si può parlare solo come vogliono loro. È così nelle sette”.



Per Tommaso Cerno è stato un “deserto mentale. Non mi sono sentito abbandonato mentre la carovana prendeva la sua direzione. Mesi senza ricevere una telefonata. Il senso di esclusione è ciò che mi ha fatto più male”. La composizione delle liste, a suo dire, rispecchia l’identità politica di Enrico Letta e della sua segreteria. L’ex premier ha ceduto alla voglia di vendetta contro i renziani e “la cosa incredibile è che non se n’è reso conto. Letta è fuggito in Francia ed è tornato come se un congresso del Pd si fosse aperto nel 2014 e il suo compito fosse quello di chiuderlo. Peccato perché ha avuto l’occasione di rifondare la più grande e variegata sinistra che i cocci della Seconda Repubblica gli avevano messo davanti”.



TOMMASO CERNO: “SONO L’UNICO GAY DICHIARATO IN SENATO”

Tommaso Cerno su “La Verità” ha proseguito dicendo di essere l’unico gay dichiarato in Senato, ma di non avere mai ricevuto una telefonata per conoscere il suo pensiero sul ddl Zan, A proposito invece delle candidature di Andrea Crisanti e Roberto Speranza, esse a suo dire certificano un errore: “È come ammettere che sul Covid si è fatta una politica casuale. Se candidi il responsabile delle politiche del governo e l’uomo che lo ha più criticato vuoi la moglie ubriaca e la botte piena”.



A proposito della pandemia di Coronavirus, “per sistemare i guai di Speranza il prossimo governo avrà bisogno del ministro Carità – ha detto Tommaso Cerno –. Speranza non ha capito che il diritto alla salute s’inserisce nel diritto alla vita. Non possono servire tre anni per trovare equilibrio tra salute ed economia. L’esasperazione del contrasto al virus me l’aspetto da un medico, non da un politico. Candidare Crisanti contro l’emergenza salute? Non è molto diverso da candidare Cicciolina per affermare l’autogestione del corpo“.