Con un lunghissimo studio durato addirittura 8 anni e che ha coinvolti decine e decine di primati in condizioni di semi libertà, alla fine un team di ricercatori tutti italiani è riuscito a scoprire i meccanismi con i quali il nostro cervello controlla e ‘comanda’ i movimenti volontari, come il semplice afferrare un oggetto, bere, mangiare o anche solo muoversi: un risultato – ma ci arriveremo dopo – decisamente importante, reso possibile da una collaborazione tra il laboratorio di neurotecnologia dell’Università di Parma e l’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna pisana; ottenendo – peraltro – fondi dell’European Research Council e dal Next Generation EU.



Partendo dal principio, lo studio sul cervello e i movimenti volontari ha coinvolto nell’arco dei tanti anni di ricerca decine di primati ai quali sono stati impiantati degli innovativi dispositivi telemetrici non invasivi che hanno registrato ogni azione compiuta dalle scimmie in contesti nei quali non erano sottoposte a nessun controllo da parte dell’uomo: rispetto a tutti gli studi passati – insomma – quelli compiuti non erano movimenti comandati o pilotati dai ricercatori, ma del tutto liberi e naturali; offrendo una visione fino ad oggi inedita di come il cervello reagisca in (per così dire) ‘cattività’.



Lo studio sui movimenti spontanei del cervello: cosa ci dicono i risultati e perché potrebbe essere rivoluzionario

Il dato più importante che emerge dallo studio è che per compiere tutta quella infinita varietà di movimenti volontari, il nostro cervello (o meglio quello dei primati, ma che presenta una composizione neurologica del tutto simile alla nostra) non si limita ad attivare delle singole aree o dei singoli neuroni – come era stato dimostrato dagli studi condotti in laboratorio che citavamo poche righe fa – ma mette in atto quella che gli stessi ricercatori definiscono una vera e propria sinfonia di neuroni che “creano complesse sinergie, consentendoci di organizzare la varietà di azioni spontanee che siamo in grado di compiere”.



La conseguenza è che – insomma – in contesti molto differenti tra loro (la libertà quasi assoluta e lo stringente controllo in laboratorio) il cervello reagisce in modo diverso attivando determinate aree e neuroni che ci permettono di compiere ogni movimento a cui siamo abituati; mentre è ancor più impressionante che dall’osservazione in tempo reale dei primati e della loro ‘sinfonia’ neuronale i ricercato sono riusciti anche a prevedere quali azioni stavano per compiere poco prima che il corpo reagisse allo stimolo cerebrale.

Complessivamente, oltre all’importanza di aver osservato per la prima volta il meccanismo di funzionamento del cervello ed aver osservato alcune sinergie che precedentemente non erano mai state neppure immaginate, lo studio rappresenta un importante passo avanti per settori altamente innovativi come le neuroteconologie e la neuroriabilitazione, arrivando fino addirittura alla robotica per aprire le porte a tecnologie precedentemente inimmaginabili (per esempio) per i pazienti paralizzati che conservano un perfetto funzionamento cerebrale.