Cesara Buonamici, storica giornalista di Canale 5 e recentemente opinionista del Grande Fratello, ha parlato del tema della violenza sulle donne con il quotidiano La Verità, partendo ovviamente dal caso di Giulia Cecchettin e, soprattutto, dell’accusa mossa dalla sorella che ha chiesto a tutti gli uomini di fare mea culpa. Una posizione, spiega, che “si può comprendere”, soprattutto a fronte degli episodi “non limpidissimi, come un allarme inascoltato” che stanno uscendo.
Tuttavia, secondo Cesara Buonamici non è opportuno, in questo contesto, “rigirare una colpa collettiva maschile“, ma ci tiene anche a sottolineare che “non basta avere un comportamento umanamente e socialmente corretto verso le donne”. Occorre, secondo l’opinionista e giornalista, “essere coscienti che l’indifferenza può essere una colpa grave. Se si vede qualcosa che minaccia una donna, non si può girare lo sguardo altrove. Si deve denunciare, intervenire se serve”. Insomma, sintetizza Cesara Buonamici, “nessuna accusa generalizzata al maschio in quanto tale, ma certamente un invito a non chiudere gli occhi, specie quando occorre guardare con attenzione”.
Cesara Buonamici: “Patriarcato non c’entra con i femminicidi”
Sempre in merito alla violenza contro le donne, secondo Cesara Buonamici è importante, oltre a non essere indifferenti, anche “smettere con quei luoghi comuni pensati come una giustificazione, tipo ‘se l’è cercata’, ‘era vestita in modo poco serio’, ‘in fondo l’uomo l’amava’ e altre sciocchezze. Si usa troppo”, spiega, “e a sproposito la parola amore. Lo si confonde col possesso, con la passione incontrollata e comando”.
Cesara Buonamici, inoltre, parlando di Giulia Cecchettin e dei femminicidi non ritiene che si possa parlare di patriarcato, soprattutto perché “è una struttura sociale. Se guardiamo i femminicidi”, spiega, “vediamo che il più delle volte l’autore dell’assassinio confessa, chiama la polizia lui stesso o si suicida, senza nessun interesse per gli eventuali figli. È una lesa maestà il rifiuto della donna di continuare una relazione” ad alimentare, secondo Cesara Buonamici, i femminicidi. “La morte”, per gli uomini violenti, “è la giusta punizione, senza chiedersi come mai la donna abbia deciso di non andare avanti. Un egoismo sentimentale ottuso“, conclude, “per il quale l’unica soluzione è la morte dell’altra”.