Cesare Battisti, ex terrorista pluriomicida dei Pac (Proletari armati per il comunismo), è stato arrestato in Bolivia dopo una vita in fuga ed è stato condannato all’ergastolo per quattro omicidi. La sua storia, in parte inghiottita dalle maglie di una lunga latitanza, è al centro della docufiction Caccia all’uomo, in onda in prima serata su Rai3 il 1° aprile. Arrestato, poi rilasciato, e infine catturato e riimpatriato in Italia dopo anni di “rifugio” in Brasile, è stato estradato e oggi è detenuto a Parma con un regime di carcerazione declassificato da alta sicurezza a comune.
Per quasi 40 anni, l’Italia ha inseguito Cesare Battisti fino all’arresto avvenuto a Santa Cruz de La Sierra, in Bolivia, nel gennaio 2019. Poche ore dopo, l’estradizione dell’ex primula rossa dei Pac nella cornice dell’accelerazione dell’iter voluta dall’allora presidente brasiliano Jair Bolsonaro, che già nella sua campagna elettorale aveva promesso all’Italia il “regalo” della consegna dell’ex superlatitante. In un discorso all’Onu, Bolsonaro ha rivendicato il “successo” dell’operazione sottolineando un passaggio: “Sotto la mia presidenza, il terrorista italiano Cesare Battisti è fuggito dal Brasile, è stato arrestato in Bolivia ed estradato in Italia“. Quando sono scattate le manette, Cesare Battisti si trovava a passeggiare per le vie della città come un turista qualunque: occhiali da sole e barba, sorpreso dal “colpo” di una squadra speciale dell’Interpol che lo ha fermato all’esito di una complessa operazione internazionale.
Chi è Cesare Battisti, ex terrorista dei Pac
Nato in provincia di Latina il 18 dicembre 1954, al momento dell’estradizione Cesare Battisti aveva 64 anni e la sua storia è costellata di crimini e fughe in giro per il mondo. Per decenni, l’Italia ha cercato invano di portare a termine la cattura fino all’epilogo del 2019. La carriera criminale di Cesare Battisti sarebbe iniziata molto presto con le rapine, negli anni ’70, dopo l’abbandono della scuola. Il primo arresto dell’ex Pac risale al 1972 per alcuni colpi tra Frascati e Sabaudia, quest’ultimo con sequestro di persona.
Secondo quanto ricostruito, Battisti avrebbe conosciuto nel carcere di Udine uno dei nomi di punta dei Proletari armati per il comunismo, Arrigo Cavallina, avviandosi ad un ruolo nelle azioni del gruppo eversivo che poi gli sarebbero costate ancora una volta la libertà. Nel 1979, nell’ambito del processo per l’omicidio Torregiani, ricostruisce Ansa, Cesare Battisti è stato condannato a 13 anni e 5 mesi di carcere. Detenuto a Frosinone, nel 1981 sarebbe riuscito ad evadere grazie ad un assalto dei terroristi. Nel 1985, a suo carico la condanna in contumacia all’ergastolo per diversi reati legati alla lotta armata e per i quattro omicidi che gli sono stati attribuiti e che lui stesso avrebbe infine confessato nel 2019. La sentenza era stata confermata in via definitiva dalla Cassazione nel 1991.
Cesare Battisti: la fuga, la latitanza e la “carriera” di scrittore noir
Cesare Battisti in fuga sarebbe approdato prima in Messico, restandovi per una decina d’anni, e poi in Francia. Nel 1991, la prima richiesta di estradizione formulata dall’Italia avrebbe avuto come esito il no di Parigi. Nel frattempo, Oltralpe, l’ex terrorista Pac aveva già intrapreso una “carriera” come scrittore noir. Nel 2004, seconda istanza dopo l’arresto di Battisti nella capitale francese su impulso delle autorità italiane. Anche questa volta, un buco nell’acqua: la Francia, complice il dibattito e il favore di diversi intellettuali, l’avrebbe addirittura scarcerato.
Il 30 giugno 2004, dopo l’udienza per l’estradizione, la giustizia francese avrebbe dato il via libera, ma il 14 agosto il colpo di scena: l’ultima firma di Cesare Battisti in commissariato, misura allora disposta nei suoi confronti, poi una nuova fuga. Stavolta in Brasile, dove l’ex terrorista si sarebbe sposato e avrebbe avuto tre figli. Nel 2007, ennesima richiesta di estradizione italiana dopo l’arresto a Copacabana avvenuto con la cooperazione dell’Antiterrorismo italiano. E un nuovo colpo di scena: il Brasile avrebbe riconosciuto a Cesare Battisti lo status di rifugiato politico. Nel 2009, la decisione sarebbe stata rimessa all’allora presidente Lula, con un no dello stesso, pronunciato nel 2010, che avrebbe aperto alla scarcerazione. Espulso poi dal Brasile per una questione di documenti falsi, ricostruisce ancora Ansa, Battisti avrebbe tentato la fuga in Bolivia e nel 2017 sarebbe stato arrestato di nuovo. Appena tre giorni in cella, poi la libertà dopo il ricorso. In Brasile, però, nel frattempo le cose sarebbero cambiate in merito alla sua posizione: la revoca dell’asilo politico da parte dell’allora presidente Michel Temer e l’accelerazione imposta all’estradizione dal successore Jair Bolsonaro avrebbero portato alla svolta: sì all’estradizione, firmata dall’uscente Temer prima dell’insediamento di Bolsonaro nel 2019. L’ennesima fuga di Cesare Battisti si sarebbe conclusa in Bolivia, per le vie di Santa Cruz de la Sierra.