Ex  terrorista dei Proletari armati per il comunismo (Pac), Cesare Battisti è stato arrestato in Bolivia ed estradato in Italia, dopo 37 anni di latitanza, nel 2019. Secondo quanto emerso a suo carico, è stato coinvolto in  quattro omicidi che gli sono valsi la condanna all’ergastolo, delitti consumati tra il 1978 e il 1979 che avrebbe ammesso soltanto alcuni mesi dopo il suo arrivo in Italia a seguito di una fuga durata decenni. I fatti di sangue per i quali Cesare Battisti è stato condannato in via definitiva nel 1991 si sono consumati tra Milano, Udine e Venezia.



L’ex superlatitante degli anni di piombo è stato ritenuto responsabile della morte di quattro persone, in particolare di due omicidi commessi materialmente e due in concorso. Le vittime sono Andrea Campagna, assassinato nel capoluogo lombardo il 19 aprile 1978, Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978, a cui seguirono le uccisioni di Pierluigi Torregiani e di Lino Sabbadin, entrambi assassinati il 16 febbraio 1979 rispettivamente a Milano e a Santa Maria di Sala, nel Veneziano. Cesare Battisti avrebbe confessato decenni più tardi, dopo essersi dichiarato innocente.



Cesare Battisti: gli omicidi per cui è stato condannato all’ergastolo

Gli omicidi attribuiti all’azione di Cesare Battisti sono avvenuti alla fine degli anni ’70. Il 19 aprile 1978, Andrea Campagna, agente della Digos milanese, è stato ucciso con cinque colpi di pistola e Battisti, dopo la rivendicazione dei Proletari armati per il comunismo, sarebbe stato accusato di essere l’esecutore materiale. Il 6 giugno 1978 l’assassinio di Andrea Santoro, maresciallo degli agenti di custodia 52enne residente a Udine con la moglie e i tre figli. A sparare, secondo gli inquirenti, sarebbero stati Cesare Battisti e un complice.



Nel 1979, gli altri omicidi: il 16 febbraio, nel giro di poche ore, sono stati uccisi Pierluigi Torregiani, gioielliere a Milano, e Lino Sabbadin, macellaio in provincia di Venezia. Secondo la ricostruzione, entrambe le vittime avevano una cosa comune: in passato avrebbero sparato ad un rapinatore, uccidendolo. Per l’omicidio Torregiani, Cesare Battisti sarebbe stato condannato quale mandante e ideatore. Nel delitto Sabbadin, l’ex leader dei Pac sarebbe stato accusato di aver fornito “copertura armata” all’azione.

La storica confessione di Cesare Battisti dopo l’estradizione

Pochi mesi dopo l’estradizione dalla Bolivia, Cesare Battisti avrebbe reso una storica confessione davanti ai pm italiani in merito alle responsabilità negli omicidi per cui è stato condannato all’ergastolo in via definitiva. Nel marzo 2019, per la prima volta, avrebbe ammesso il suo coinvolgimento nei delitti fornendo un’ulteriore dichiarazione: “Mi rendo conto del male che ho fatto e chiedo scusa ai familiari“.

Sarebbe questa una sintesi di quanto Cesare Battisti avrebbe affermato al pm Alberto Nobili, responsabile dell’antiterrorismo a Milano, durante un interrogatorio sulla presunta rete di copertura di cui avrebbe goduto durante la sua latitanza di 37 anni. Il pubblico ministero, ricostruisce Ansa, avrebbe così riassunto le ammissioni di Cesare Battisti a margine della cattura e del suo rientro in Italia per essere destinato al carcere: “I quattro omicidi, i tre ferimenti e una marea di rapine e furti per autofinanziamento, corrispondono al vero“. Nessuna collaborazione dell’ex Pac sulla rete di complici e fiancheggiatori: “Io parlo delle mie responsabilità, non farò i nomi di nessuno“.