Estradato in Italia nel 2019, dopo una fuga lunga 37 anni, l’ex terrorista dei Pac (Proletari armati per il comunismo) Cesare Battisti sconta l’ergastolo per quattro omicidi nel carcere di Parma dove è detenuto con regime declassificato da alta sicurezza a comune. L’arresto che lo avrebbe visto tornare in patria per essere destinato alla sua pena è avvenuto in Bolivia, catturato per le vie della città di Santa Cruz de la Sierra all’esito di una complessa operazione internazionale su impulso dell’Antiterrorisimo italiano.



In costanza della sua latitanza, Cesare Battisti è stato condannato in contumacia, con sentenza confermata in Cassazione nel 1991, per l’uccisione del maresciallo Antonio Santoro, del gioielliere Pierluigi Torregiani, del macellaio Lino Sabbadin e dell’agente della Digos Andrea Campagna. Durante la sua fuga tra Francia, Messico, Brasile e Bolivia si sarebbe sposato e avrebbe avuto tre figli, godendo del sostegno di una frangia di intellettuali e politici e diventando persino scrittore di noir. A imprimere una sensibile accelerazione nella svolta che lo avrebbe condotto all’estradizione in Italia è stato l’allora presidente brasiliano Jair Bolsonaro, che già in campagna elettorale ne aveva promesso la cattura e l’immediato trasferimento oltreoceano.



La latitanza di Cesare Battisti, in fuga per 37 anni dalla giustizia italiana

Rapine, sequestri di persona, omicidi, fughe rocambolesche e una declinazione “artistica” con la carriera di scrittore noir Oltralpe fanno della storia di Cesare Battisti una trama degna di un romanzo criminale senza precedenti. Classe 1954, originario della provincia di Latina, l’ex terrorista dei Pac è scampato per decenni alla giustizia italiana nonostante la condanna all’ergastolo, in contumacia, confermata a suo carico nel 1991.

Assicurato alle autorità italiane nel 2019, per 37 anni ha vissuto un’esistenza in fuga nel resto del mondo, arrivando ad ottenere lo status di rifugiato politico in Brasile prima che l’evoluzione politica nel Paese sudamericano giocasse a suo sfavore con la caduta dei socialisti. A suo carico l’ergastolo per quattro omicidi consumati alla fine degli anni ’70, che sconta in carcere a Parma dopo l’estradizione avvenuta nel 2019. Il 14 gennaio dello stesso anno, il volo che ha riportato l’ex terrorista dei Pac in Italia è atterrato allo scalo romano di Ciampino. Ad attenderlo gli allora ministri dell’Interno e della Giustizia, Salvini e Bonafede, poi il suo trasferimento nel carcere di Oristano, in isolamento.



L’arresto di Cesare Battisti e le polemiche: dal video postato da Bonafede alle “lamentele” del detenuto

L’arresto di Cesare Battisti e la sua estradizione in Italia hanno innescato polemiche fin dal suo arrivo sul suolo della Capitale. Ad infiammare la bufera era stato un video del rientro dell’ex terrorista dei Pac pubblicato sui social dall’allora Guardasigilli Alfonso Bonafede, nel 2019, con le sequenze che riprendevano le varie fasi della procedura, comprese le attività di fotosegnalamento negli uffici della Questura di Roma e quelle relative alle impronte digitali. Un filmato, intitolato “Il racconto di una giornata che difficilmente dimenticheremo!“, che ha aperto alle critiche dei penalisti della Capitale e del garante dei detenuti perché confezionato, secondo alcuni, come uno “spot” autopropagandistico in violazione dei diritti del detenuto e della riservatezza delle operazioni investigative e giudiziarie connesse.

Tra le maglie delle polemiche sull’arresto di Cesare Battisti, in tempi più recenti si è innestata una serie di lamentele dello stesso ex leader dei Pac che, dal carcere di Parma in cui si trova, avrebbe mosso alcune critiche al trattamento ricevuto in costanza di detenzione. In un manoscritto di tre pagine visionato dall’Agi, nel marzo 2023, Cesare Battisti avrebbe condensato la sua idea sul regime al quale è sottoposto dichiarando di aver subito una “aggressione fisica e verbale” e di essere stato privato del “diritto al quartino di vino” che sarebbe stato “la dose giornaliera” a lui garantita “anche nel circuito ad alta sicurezza“. Dalla cella, Cesare Battisti avrebbe inoltre lamentato danni al suo computer e il mancato rispetto della sua privacy anche durante l’uso dei servizi igienici.