Quando già due settimane fa venne confermato l’ergastolo per Cesare Battisti, si era già intuito che gli avvocati non avrebbero mollato la presa sul tentativo di invertire la condanna a “soli” 30 anni: in quel caso a tuonare fu il Ministro Matteo Salvini che sulla cattura dell’ex terrorista ci aveva costruito parte delle precedenti campagne elettorali. «Non ci possono essere premi per assassini stupratori e pedofili», attaccava il leader della Lega anche se ora dovranno comunque essere i giudici della Cassazione a considerare illegittima o no la richiesta giunta dalla difesa di Cesare Battisti. Nelle pagine del ricorso si legge (pubblicato in stralci dal Fatto Quotidiano, ndr) che, una volta perfezionata la procedura di estradizione, «il soggetto assume la qualifica giuridica di estradato a tutti gli effetti, status giuridico che non viene certamente meno a seconda del luogo ove venga successivamente fermato». (agg. di Niccolò Magnani)



RICORSO BATTISTI, “BASTANO 30 ANNI”

L’avvocato di Cesare Battisti ha presentato istanza di ricorso in Cassazione, contro la sentenza di pochi giorni fa che condannava il suo assistito all’ergastolo. Secondo Davide Steccanella, il legale dell’ex terrorista dei Pac, la decisione della corte d’assise d’appello è errata, in quanto l’accordo di estradizione fra Italia e Brasile (il paese dove Battisti si era rifugiato fino a pochi mesi fa), non prevede l’ergastolo, visto che nella nazione sudamericana in questione non esiste la condanna di carcere a vita. Di conseguenza, la difesa chiede che la recente sentenza di “fine pena: mai”, venga riconvertita in 30 anni di reclusione, come già chiesto in precedenza. L’avvocato di Battisti, a sostegno della propria tesi, ha riportato un passaggio degli accordo fra i due paesi in cui si sottolinea che «il termine di 30 anni di detenzione appare perfettamente compatibile con l’ordinamento giuridico interno». Sentenza illegittima quindi, ma la procura generale la pensa diversamente. Secondo quest’ultima, infatti, il terrorista di estrema sinistra non è stato estradato dal Brasile, in quanto la cattura è avvenuta in Bolivia, dove Battisti era scappato.



CESARE BATTISTI, RICORSO IN CASSAZIONE

L’uomo è stato quindi espulso in uno stato in cui era entrato in maniera illegale, e di conseguenza verrebbero meno gli accordi intercorsi fra Brasile e Italia. Tutto sta quindi nell’interpretazione legale del documento con cui l’Italia aveva ottenuto l’estradizione di Battisti: se la Cassazione riterrà valida l’intesa del 2017, quella sostenuta dalla difesa, allora l’ergastolo dovrà essere convertito in 30 anni di carcere, ma nel caso in cui la Suprema Corte considererà giusta ed equa la decisione della corte d’assile d’appello, a quel punto Battisti rimarrebbe in carcere a vita, e non saranno nemmeno garantiti i benefici penitenziari. L’avvocato Steccanella sostiene inoltre che al suo cliente non sia stata concessa la possibilità di rivolgersi ad un giudice una volta che sia stato espulso, cosa che prevedrebbe invece il Patto internazionale sui diritti civili delle Nazioni Unite.

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