Cesare Battisti, ex terrorista dei Pac, ha comunicato attraverso una lunga lettera-appello inviata mediante i suoi avvocati l’inizio dello sciopero della fame e l’interruzione delle cure a cui si sta sottoponendo a causa di alcuni problemi di salute. Dal carcere di Rossano Calabro, dove si trova recluso da un anno ormai in regime di Alta sicurezza (AS2), Battisti ha fatto sentire la propria voce in seguito al mancato accoglimento dell’istanza di trasferimento presentata dai legali Gianfranco Sollai e Davide Steccanella.
Come riferisce Adnkronos, Battisti rammenta nella sua missiva di avere trascorso quarant’anni in esilio, conducendo una vita di cittadino contribuente perfettamente integrato nella società civile, con incessante attività professionale e pacifico coinvolgimento nell’iniziativa culturale e nel volontariato ovunque gli sia stato offerto rifugio. Tuttavia, “il Dap pare ignorare che nel reparto dove sono detenuto, nel carcere di Rossano, nulla è predisposto per i detenuti che non condividono i costumi e la tradizione musulmana o che abbiano vivaci incompatibilità di convivenza con questa categoria di detenuti”.
CESARE BATTISTI, LETTERA-APPELLO DAL CARCERE: “SONO L’UNICO DETENUTO NON LEGATO AL TERRORISMO ISLAMICO”
Cesare Battisti, nel corso del suo sfogo messo nero su bianco, ha descritto l’As2 di Rossano come “una tomba”, ricordando come si tratti dell’unico reparto della struttura penitenziaria sprovvisto persino di mattonelle e servizi igienici decenti, dove nessun operatore sociale mette piede. “Il famigerato portone ‘antro Isis’ – scrive Battisti – è tabù perfino per il cappellano, che finora ha regolarmente ignorato le mie richieste di colloquio. Qui tutto è predisposto per tenere a bada dei ferventi musulmani, ai quali, se pure in condizioni esecrabili, è stato concesso il diritto di pregare insieme”. L’ex terrorista afferma che aveva riposto speranze in quest’ultima istanza di trasferimento, immaginando che, dopo oltre due anni in condizioni estreme, le autorità non infierissero oltre, considerata la sua età e il suo precario stato di salute, ma anche e soprattutto “per aver mostrato grande disponibilità alla riconciliazione con quei settori della società che più hanno sofferto le conseguenze della lotta armata degli anni Settanta, con particolare riferimento alle famiglie delle vittime”. Cesare Battisti ha infine sottolineato di essere il solo prigioniero del reparto di Rossano non legato al terrorismo islamico e di essere in isolamento da più di 27 mesi, senza mai esporsi alla luce solare diretta.