Nella disperata indifferenza del mondo digitale dei nostri smartphone siamo sommersi e spaventati da notizie di amori contemporanei tremendamente violenti, per la loro pretesa di possesso, oppure totalmente congelati per un colpevole disimpegno che condanna alla solitudine. Eppure, da un mondo come quello della musica leggera, da cui normalmente non ci si aspetta molto per quanto riguarda la dimensione profonda dei sentimenti, tanto delicata quanto ormai decisamente volgarizzata, arrivano parole nuove e per certi versi inattese e sorprendenti.



Ci riferiamo a Storie brevi, la canzone proposta in coppia da Annalisa e Tananai, tormentone dell’estate, e all’ultimo successo di Cesare Cremonini, Ora che non ho più te, uscito da poche settimane e già il brano più trasmesso dalle radio italiane: due impreviste e salutari boccate di aria buona e nuova, almeno come tentativo di distaccarsi da tanta banalità vuota e sguaiata.



Annalisa Scarrone – per tutti solo Annalisa – è una cantautrice savonese sulla cresta dell’onda, inserita da Forbes tra le cento donne di successo in Italia e con una laurea triennale in fisica, che ha fatto sì che l’asteroide 20014 fosse chiamato in suo onore proprio Annalisa. Tananai è invece il nome d’arte del milanese Alberto Cotta Ramusino, cantautore e produttore discografico, la cui voce si intreccia perfettamente con quella di Annalisa. Già il titolo del pezzo – Storie brevi – è uno specchio amaro della nostra realtà dove effettivamente, come loro cantano, le relazioni affettive durano al più lo spazio di una stagione: “Gli altri, tutte storie brevi”. Approccio che rifiutano, dal momento che “tutti sono al mare e noi no”. È c’è pure la diagnosi spietata del motivo di tanti amori effimeri: “Hanno il cuore di plastica”.



Ma da dove nasce questo coraggioso rifiuto delle storie che non durano, diremmo quasi usa e getta, ripetuto ossessivamente dal brano disco d’oro 2024? Nella coppia al centro della canzone, anche se lui è “un po’ finto borghese” i due si capiscono, e lei dichiara stupita che “è rarissimo per me. Rarissimo”. D’altra parte, affermano, “abbiamo troppe cose in ballo” e riconoscono che, anche se il loro amore “potrebbe farci male un tot”, finiranno le altre storie, non la loro. C’è sicuramente un pizzico di presunzione nei due “gatti neri” che si sentono diversi da tutti e ambiscono a un rapporto profondo, anche se le “quattro mura” con la persiana chiusa in cui lo vogliono rinchiudere, non sembra in realtà una prospettiva che possa regalare un amore duraturo.

Infatti, Cremonini è subito pronto con il suo nuovo singolo, Ora che non ho più te, a smentire le illusioni del duo pop dell’estate. I toni non sono certo scoppiettanti, ma il ritmo è intrigante e ricalca lo stile classico e poetico della discografia del cantautore bolognese. È un dialogo immaginario in cui il protagonista esprime tutto il suo dolore per la fine di una relazione che ancora lo fa soffrire.

Già il titolo ci fa pensare, perché quel “non ho più te” è la molla che oggi sempre più spesso fa scattare terribili reazioni, punizioni, violenze, proprio perché la donna, la compagna, è vista come un possesso. Intendiamoci, non siamo certo a favore delle relazioni fluide, come il nostro apprezzamento per il rifiuto delle storie brevi di Annalisa dimostra, ma nella vita, soprattutto prima di un impegno definitivo con il partner (purtroppo sempre più raro), le relazioni amorose possono interrompersi per i motivi più diversi. È allora che deve emergere il vero amore per l’altro, che lo rispetti fino in fondo, anche se si dovesse subire una scelta sbagliata di abbandono. A costo di inaudita (e forse ingiusta) sofferenza. “Ora che non ho più te non riposo mai (Mai)”. Chi viene abbandonato si sente “come un’anima sola che non sa più dove va”, che corre come un pazzo a duecento all’ora in autostrada…

Ma l’altro non è tuo, non ti appartiene, e Cremonini lo sa bene. Gli basterebbe un ultimo ballo (quell'”ultima volta” foriera di drammi atroci, di cui le cronache ci parlano continuamente), ma “è già finita la musica” anche se, con una bella immagine, il protagonista della canzone vorrebbe che si spegnessero le luci della città, “così che il cielo si illumina”. Deve accettare che lei se ne vada, e anzi la invita con coraggio: “Muovi le ali, sei libera”.

Abbiamo proprio bisogno di riconoscere la libertà dell’altro per non dominarlo, anche se il desiderio vero, che pochi ormai riconoscono, è quello di un legame “non breve”, parafrasando Annalisa e Tananai, che ci faccia rinascere verso una pienezza autentica. Cremonini ha il coraggio di ammettere, come ha affermato presentando il suo brano, che è necessario “un voltapagina nella mia vita”. È ben cosciente che il suo “non è un ricordo che voglio ritorni, è un’esperienza che deve diventare biografia, tornando libera”. Non conosciamo né ci interessa fare gossip sui travagli interiori del cantautore, ma crediamo che il suo ultimo singolo possa ridare una prospettiva dignitosa e rispettosa a tante storie d’amore malate o incompiute. Quando la musica, anche quella cosiddetta leggera, è in grado di arrivare alla radice del desiderio di amore vero dell’essere umano, uomo o donna che sia, allora acquista un significato in più e le siamo grati per la bellezza del suono e il valore delle parole.

Cremonini è soprattutto un poeta. In un post recente pubblicato su Instagram rende omaggio alla sua amatissima città natale e a uno dei suoi simboli, il santuario mariano che domina l’abitato: “San Luca spunta tra le nuvole. La nebbia che avvolge tutta la pianura, piano piano, salendo, si dirada. Bologna”. Ecco, anche l’amore autentico è una scoperta progressiva: prima è avvolto dalle nuvole, poi piano piano la nebbia si dirada e appare, a sorpresa, come una scoperta.

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