Cesare Cremonini ha apprezzato molto l’ultimo brano pubblicato dai Coldplay, chiamato “Coloratura“. Non si tratta di un vero e proprio singolo, in quanto dura ben dieci minuti, ma anticipa comunque il loro prossimo progetto discografico, “Music of the Spheres”, in uscita il 15 ottobre. Il cantante bolognese, con un post su Instagram, ha condiviso con i suoi follower il proprio pensiero su questo nuovo pezzo della band capitanata da Chris Martin.
“Al di là dei gusti personali e di questa canzone che ha dentro i Coldplay sia analogici che digitali, il bravissimo Davide Rossi, un po’ di Beatles e un po’ di Pink Floyd, mi ha fatto venire voglia di scrivervi una cosa molto semplice che lascio nelle vostre mani”. Cesare Cremonini ha introdotto così il lungo post in cui elogia il recente lavoro del gruppo britannico e riflette sull’importanza delle canzoni come forma di comunicazione universale, soprattutto in un periodo in cui stiamo tanto aspettando il ritorno della musica dal vivo.
Cesare Cremonini: “Solo così la musica può andare lontano”
“Quando si ha il coraggio di proporre ancora canzoni, oggi, melodie che si sono nutrite di visioni universali, si fa una cosa sempre più rara, ma molto importante, che va al di là dei gusti: provare a tenere ancora insieme un pubblico frammentato che fa fatica a comunicare tra generazioni diverse, fra analogico e digitale per l’appunto. E forse anche una discografia che vive ossessionata dai numeri indecifrabili dello streaming e da algoritmi e che domani chissà chi o cosa inseguirà”.
Il cantante ha dunque preso come esempio “Coloratura” dei Coldplay per esprimere la sua idea della musica odierna, dell’industria musicale e dei mezzi di divulgazione, dallo streaming alla radio: “È bello, da artisti, provare a unire ancora il pubblico come intorno a un fuoco, perché questo valorizza in primis lo streaming, ma anche i vinili, le radio, i video e i grandi live che tutti stiamo aspettando (e perché no, persino l’informazione schiava dei click), oggi considerati mondi che non comunicano più fra loro. Per questo motivo vi parlo sempre di musica pop come di visioni. Solo così alcune canzoni potranno provare a guardare ancora molto lontano”.