Prosegue il dibattito sul ddl Zan, ravvivato dall’intervento del Vaticano. Ma Cesare Mirabelli non ha dubbi: non si tratta di un atto di guerra. Intervenuto ai microfoni de Il Dubbio, l’ex presidente della Corte Costituzionale ha spiegato che gli articoli 4 e 7 della legge sull’omotranslebofobia lasciano troppo margine interpretativo: «La Chiesa non può rischiare sanzioni penali se decide di non benedire unioni omosessuali o se una associazione cattolica è formata da persone di un unico sesso».



Cesare Mirabelli ha precisato che quella della Santa Sede non è una richiesta formale di modifica del ddl Zan, nemmeno un atto di protesta o di contestazione: «Siamo all’interno di un rapporto tra due soggetti di diritto internazionale che hanno stipulato un accordo e uno dei due segnala all’altro che esiste il rischio che quell’accordo sia violato». Si tratta di un tentativo di prevenire un contenzioso, ha aggiunto il giurista, aggiungendo che una reazione diplomatica dopo la presunta violazione «sarebbe stata certamente più grave e avrebbe irrigidito di più i rapporti tra i due Stati».



CESARE MIRABELLI: “NOTA DEL VATICANO NON É INGERENZA”

Nel corso della sua analisi, Cesare Mirabelli si è soffermato sui punti critici del ddl Zan: «Il disegno di legge cerca di garantire la libertà delle scelte e il pluralismo delle idee ma lo fa in una maniera ritenuta non adeguata e non appropriata che mette a rischio penale determinate espressioni, indipendentemente dalla volontà della parte di scatenare della violenza». Poi un altro tema delicato è quello della libertà della scuola culturalmente orientate, considerando che le chiese cattoliche non sarebbero esentate dall’organizzazione della futura Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia e la transfobia. Cesare Mirabelli ha poi evidenziato sulla nota della Santa Sede: «Non la riterrei una ingerenza se si tratta di una enunciazione rispetto ad un accordo che vincola le parti. Il Parlamento potrà – e a mia giudizio dovrebbe – tenere in considerazione le osservazioni della Santa Sede per valutare il merito delle questioni. Tra l’altro si tratta di temi dibattuti anche nell’ambito dello Stato».