Alla fine Cesare Paladino, “suocero” del premier Giuseppe Conte (padre della fidanzata Olivia, ndr) nonché imprenditore e patron del Grand Hotel Plaza di Roma ha deciso di patteggiare una pena di un anno, due mesi e 17 giorni. Paladino era accusato di aver trattenuto la somma di oltre 2 milioni di euro della tassa di soggiorno versata dai suoi facoltosi clienti. E dunque, secondo l’accusa della procura, il 77enne sul quale gravava il reato di peculato, tra il 2014 ed il 2018 si sarebbe intascato la tassa di soggiorno che per legge è invece destinata al Comune di Roma. Da qui la causa legale tra Paladino e il Campidoglio che si è conclusa con un patteggiamento ma, come spiega il quotidiano La Stampa, non si può comunque ancora dire del tutto chiusa. L’imprenditore, infatti, vittima di un sequestro lo scorso giugno, ha restituito la somma per intero ma solo a distanza di anni. Quei soldi sono stati versati su un conto bancario maturando interessi che secondo un calcolo del Comune ammonterebbero a circa 400 mila euro. Somma che tuttavia non sarebbe ancora stata versata nelle casse del Campidoglio.



CESARE PALADINO, NUOVE INDAGINI IN CORSO

La polizia locale ha compiuto una serie di indagini sul conto del suocero del premier Conte, Cesare Paladino arrivando a costatare come l’imprenditore si sarebbe illecitamente appropriato di oltre 300 mila euro nel 2014, di oltre un milione e 500 mila euro negli anni dal 2015 al 2017 e di circa 88 mila euro in riferimento allo scorso anno per un totale di due milioni di euro. A tal proposito si legge nel capo di imputazione: “Paladino, con più azioni in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, quale amministratore unico della società Unione Esercizi Alberghieri di Lusso s.r.l che gestisce la struttura ricettiva “Grand Hotel Plaza”, nonché quale incaricato di un pubblico servizio, avendo in ragione del proprio ufficio la disponibilità del denaro pagato dai clienti della struttura alberghiera a titolo di “contributo di soggiorno”, non provvedendo al versamento delle somme riscosse alla scadenza del termine di 16 giorni dalla fine di ciascun trimestre solare (come previsto dall’ art. 6 del Regolamento), si appropriava di 301 mila e 649 euro per il 2014, 545 mila e 273 nel 2015, 563 mila e 220 nel 2016, 549 mila e 353 nel 2017, 88 mila e 712 nel 2018 per complessivi due milioni 47 mila e 677 euro”. L’inchiesta tuttavia sarebbe molto ampia poichè sarebbero oltre 50 le strutture non in regola e sulle quali si è posata l’attenzione delle forze dell’ordine coordinate dalla procura capitolina.

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