Cesare Ranucci Rascel, figlio di Renato Rascel, è intervenuto ai microfoni di “Finalmente Domenica”, trasmissione di Tv 2000. In primis, l’artista si è speso nella descrizione della figura paterna: Renato Rascel era figlio di artisti di operetta, nato casualmente a Torino durante una tournée ma romano nel sangue. “Secondo me – ha asserito Cesare – lui era un insieme di cose. Poi c’era il periodo in cui era più infatuato di un’arte o di un’altra. Nella vita di un’artista è importante l’ispirazione e con il musical lui ha coronato il suo sogno, mettendo in campo tutte le sue capacità per esprimere tutto il talento che aveva”.
Renato Rascel, ha ricordato il suo “erede” Cesare Ranucci Rascel, ha iniziato la sua carriera a 14 anni, suonando la batteria nelle balere: “Negli anni Cinquanta aveva già circa 25 anni di esperienza, quindi sul palco del Sistina è riuscito con Garinei e Giovannini a fare questo collage delle sue capacità, che al giorno d’oggi è più difficile trovare, complice una gavetta diversa”.
RENATO RASCEL, IL FIGLIO CESARE RANUCCI RASCEL: “VOCALMENTE GLI SOMIGLIO MOLTO”
Quando Cesare Ranucci Rascel nacque, Renato Rascel aveva 61 anni: “Ma lui fino a 72-73 anni è stato un uomo di incredibili capacità fisiche, atletiche e intellettive – ha asserito il figlio –. A quell’età faceva ancora il salto mortale all’indietro con impressionante nonchalance… Ho quindi avuto il piacere di vivere quello che ci è stato dato di vivere insieme. Chi mi sente cantare avverte molta somiglianza con la voce di mio padre, nonostante io abbia un’ispirazione diversa. Forse, però, la cosa più importante che ho appreso da lui è la qualità”.
Infatti, al termine di ogni spettacolo nessuno doveva scendere dal palco e Renato Rascel redarguiva gli attori che avevano sbagliato, facendo sì che arrivassero in anticipo il giorno dopo per riprovare la scena: “Faceva le sfuriate, era una persona che aveva l’arrabbiatura facile, ma con altrettanta facilità gli passava – ha rivelato il figlio Cesare Ranucci Rascel –. Per mandare avanti una nave con tanti elementi e tante probabilità di errore, serve rigore. Ognuno deve fare il suo lavoro. Personalmente ho avuto una vita molto particolare, ma mai distaccata dalla realtà. I miei genitori mi hanno sempre fatto restare con i piedi saldi a terra”.