È stato trovato l’accordo per il cessate il fuoco in Nagorno Karabakh, la regione separatista a maggioranza armena situata all’interno dei confini con Azerbaijan che ormai da diverse ore si trovava sotto i bombardamenti di Baku. Il bilancio è di 32 morti, circa 200 feriti e oltre 2 mila persone evacuate, ma sembrerebbe che ora si possa tirare un sospiro di sollievo. Anche se, come riportato da Repubblica, anche dopo la tregua alcune persone presenti sul posto hanno continuato a udire esplosioni.
Ad annunciare l’accordo, in vigore alle 13.00 ora locale, sono state le autorità della minoranza etnica residenti in Azerbaigian, le quali hanno reso noto che “è stato raggiunto un accordo sul ritiro delle unità e dei militari rimasti delle forze armate armene e sulla dissoluzione e disarmo completo delle formazioni armate dell’Esercito di difesa del Nagorno-Karabakh”. L’intesa è stata raggiunta anche attraverso accordi con il contingente russo. Domani i rappresentanti di Baku e dei separatisti potrebbero dunque avviare negoziati per fermare definitivamente l’operazione militare.
Cessate il fuoco in Nagorno Karabakh, c’è l’accordo: cosa succede
Il cessate il fuoco in Nagorno Karabakh è stato dunque proclamato nelle scorse ore, ma di ciò – né tanto meno di eventuali negoziati – non ci sono state ancora conferme da parte della Russia, che aveva chiesto proprio pochi giorni fa una interruzione degli spargimenti di sangue. “La cosa più importante ora è tornare immediatamente al rispetto degli accordi trilaterali firmati nel 2020-2022, che stabiliscono tutte le misure per una soluzione pacifica alla questione”, aveva affermato il Ministero degli Esteri.
Il portavoce del Cremlino ora nega che si sia arrivati a questo traguardo. “I contatti sono continuati lì tutto il tempo. Pertanto, non posso confermarlo con certezza”, queste le parole di Dmitry Peskov. Il timore dunque è che l’escalation tra l’Azerbaigian e l’Armenia, che sono entrati in guerra l’ultima volta tre anni fa, possa andare avanti.