Più 28% nell’ultimo mese. Più 37,75% negli ultimi sei. Più 49,85% da inizio anno. Un rally mica male quello di Mps. Non a caso, a Borsa chiusa, lunedì il Mef annuncia il collocamento di un book del 25% di Monte dei Paschi al prezzo scontato di 2,89 per azione contro i 3,07 della chiusura. Difficile ripetere massimi simili, in effetti.
Probabilmente quelli di Axa si stanno mangiando le mani, avendo liquidato l’intera partecipazione in febbraio a soli 2,33 euro per azione. Butta male ai francesi, quest’anno. Rete Tim e Kkr docet. Altro blitz. Perché di blitz si tratta anche oggi. Un book superiore al 15% atteso. Procedura di cessione accelerata. E, se tutto andrà bene, un incasso per il Tesoro di circa 920 milioni.
Proprio questa cifra deve far riflettere, però. Il Mef non vuole fare cassa. In queste ore sta sbarcando alle Camere una Manovra da 24 miliardi, di cui 16 in deficit. Difficile pensare a un blitz su una detenzione tanto forzata quanto strategica come quella di Mps per 920 milioni. Mettendo in campo una procedura accelerata da fire sale in piena regola. Questo fa riflettere: la natura di blitz. La certezza della non ripetibilità di un rally simile. Lo stop alle trattative con l’Ue, quando ne avremo di ben più serie da affrontare. Come la riforma del Patto di stabilità. Il Mef ha deciso: ora o mai più. E infatti, ha spinto il book oltre le attese.
«Non c’è fretta», aveva dichiarato Giancarlo Giorgetti al Meeting di Rimini solo lo scorso agosto, rispondendo a chi gli chiedesse conto dell’accelerazione richiesta da Antonio Tajani su privatizzazioni. E partecipazione Mps in particolare. Ora la fretta c’è stata. Probabilmente, sacrosanta. Forse anche benedetta. Vedremo la prima reazione a caldo del mercato. Resta un fatto, però.
L’Italia ha appena superato l’esame Moody’s, passando da un rischio di junk per il nostro rating creditizio, addirittura un miglioramento dell’outlook. E ora colloca il 25% di Mps a 2,89 per azione. Una manna solo ripensando ai timori agostani di Tajani. Ma con sconto da fire sale, da necessità di spolverare per bene i libri (contabili). In tutta fretta. Senza preavviso. Un blitz. Come per Rete Tim. E i blitz, ontologicamente, funzionano sull’effetto sorpresa. E una tantum. Se ne abusi, tradisci mancanza di alternative. E solidità. O peggio.
Ieri Bayer è crollata del 18,57% dopo aver toccato -21%, il minimo dal marzo 2009. Due le criticità: lo stop a un nuovo anti-coagulante dopo la terza fase del trial e la sentenza di un tribunale del Missouri che condannava la controllata Monsanto a risarcire 1,5 miliardi di dollari di risarcimento legati all’uso del diserbante Roundup. Troppa Germania nel mirino, troppa Francia in perenne modalità Waterloo. Qualcosa negli equilibri europei si è mosso. Di netto. E certamente, eterodiretto. Occhio ai colpi di coda. Alle controffensive. Ma soprattutto agli altarini che potrebbero saltare fuori. Magari proprio a vendita completata. In cauda venenum. Perché se il Mef opera come un hedge fund, qualcosa stona.
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