Come sappiamo il 16 febbraio scorso il governo Meloni a tagliato la testa alla cessione del credito, un meccanismo su cui erano fondate la maggior parte delle agevolazioni relative ai bonus edilizi che sono stati introdotti negli anni precedenti per sostenere il mercato immobiliare durante i due anni di pandemia.

Nonostante il taglio della cessione del credito e, sostanzialmente, il quasi annullamento del superbonus 110% e del superbonus 90%, oltre a tutti gli altri bonus per la ristrutturazione, resta ancora da gestire i crediti incagliati per quasi 25 miliardi. Ecco per chi potrebbe ancora sopravvivere la cessione del credito nel 2023.



Cessione dei crediti: una possibilità per chi ha agganciato l’Ecobonus all’ISEE

Nonostante il taglio dei bonus edilizi operato dal governo Meloni, la cessione del credito potrebbe ancora continuare ad esistere per coloro che hanno determinati requisiti ad esempio coloro che hanno potuto usufruire dell’ecobonus agganciato all’Isee, ma lo stesso meccanismo potrebbe valere anche per chi ha usufruito del Sismabonus, Ecobonus. L’Istat ha classificato il deficit dello Stato alla luce di un nuovo criterio di calcolo per i crediti di imposta.



Il deficit dello stato secondo l’ISTAT è un rapporto deficit/pil dell’8% per il 2022, secondo il nuovo criterio di calcolo per i crediti di imposta. Ciò determina un peggioramento per il 2023 e per gli anni a seguire. Dato lo stop alle cessioni il peso sull’indebitamento dovrebbe diminuire, aprendo la possibilità di trovare coperture per eventuali altri interventi di politica economica.

E così riprendono vita i contatti tra i tecnici del ministero e imprese, banche e professionisti, per lavorare ai correttivi al decreto legge 11/23 (dl blocca cessioni). Per i crediti incagliati c’è ancora chi vorrebbe prendere tempo vista la difficoltà: sono infatti 25 miliardi. La scadenza è imminente ed è calendarizzata al 31 marzo, quando dovranno essere comunicate all’Agenzia delle entrate le cessioni 2022. Il relatore alla legge di conversione del dl 11/23 Andrea de Bertoldi: “Stiamo lavorando e abbiamo buone speranze di trovare una soluzione che consenta di superare il problema senza ricorrere alla proroga”.



Cessione dei crediti: il Ministero ha deciso che il taglio è definitivo

Per il ministero la pratica della circolazione dei crediti fiscali in maniera libera non è più possibile in quanto, fanno sapere attraverso una nota: “Il Ministero dell’economia e delle finanze prende atto delle decisioni degli istituti di statistica indipendenti che mettono un punto fermo sulla vicenda contabile, i riflessi sul bilancio dei bonus edilizi e delle cessioni dei crediti introdotti a decorrere dal 2020. Il governo con trasparenza, coerenza e responsabilità è impegnato ad assicurare un’uscita sostenibile da misure non replicabili nelle medesime forme”.

Il blocco della cessione è stato un “presupposto a tutela dei conti pubblici per il 2023”, invertendo una tendenza negativa certificata oggi dall’Istat.

A ciò si aggiunge “la crisi di liquidità finanziaria delle imprese ereditato da imprudenti misure di cessione del credito non adeguatamente valutate nei loro impatti al momento della loro introduzione”.

Confindustria ha avanzato la proposta di gestire una piattaforma certificata di cessione crediti tra imprese come misura per salvarle dal fallimento. Al ministero invece è stato proposto un corridoio fiscale per casi specifici, in determinate situazioni come Sismabonus, Ecobonus con soglie Isee, incapienti, onlus e Iacp è possibile che si mantenga una forma di cessione dei crediti.

Il resto dovrebbe considerarsi archiviato all’esperienza della ripartenza post pandemica.