Lo champagne, quello vero francese, non potrà essere venduto in Russia come tale, ma semplicemente come “spumante”. Il termine champagne verrà invece riservato ai vini effervescenti di provenienza russa, così come stabilito attraverso una legge firmata venerdì scorso da Putin, norma che ha fatto infuriare giustamente i transalpini che non ci hanno messo troppo a reagire: Bernard Arnault, l’uomo più ricco al mondo nonché il maggior produttore in assoluto di champagne (LVMH, Moet et Chandon, Veuve Cliquot, Dom Perignon), ha bloccato tutte le spedizioni di bottiglie verso la Russia. Non ha ancora preso posizione invece il governo francese, ma non è da escludere una reazione a breve anche perchè lo champagne corrisponde a una «denominazione di origine controllata» e di conseguenza può essere prodotto solamente in una circoscritta regione della Francia nord-orientale.



«Il telefono non smette di suonare – ha detto alla France Presse Anna Chernyshova, stimata consulente di vini a Mosca – i miei clienti cercano di capire cosa fare», aggiungendo che «tanti responsabili politici amano lo champagne francese, chissà che non finiscano col fare marcia indietro». Il blocco di bottiglie del gruppo Lvmh è solo per ora temporaneo, in attesa di capire come evolverà la situazione, intanto il sito Sputnik spiega il perchè di questo apparente “colpo di testa” di Putin: «Il termine champagne, scritto in cirillico, è utilizzato in Russia dall’ epoca sovietica per una bevanda tipo spumante prodotta a livello industriale. Grazie a una fermentazione accelerata, il ciclo di fabbricazione di questo «champagne sovietico» dura appena tre settimane, in distillerie che non sono associate a regioni vinicole particolari».



CHAMPAGNE SOLO IL VINO PRODOTTO IN RUSSIA, E LA CROAZIA PUNTA AL PROSEK

Dalla Russia alla Croazia, nazione che ha chiesto alla Commissione dell’Unione Europea il riconoscimento del marchio “Prosek”, e il Veneto e il Friuli hanno già espresso i propri timori circa il rischio di una confusione sul mercato. Zagabria ci aveva già provato nel 2013, ma la richiesta era stata rispedita al mittente, ed ora è tornata all’assalto: «Ogni tanto ci riprovano – sottolinea il governatore del Veneto, Zaia, che guida ovviamente il fronte degli opposti – come un vecchio tormentone. Ma il Prosecco ha una sua identità che non può essere assolutamente confusa. È scandaloso che l’ Europa consenta di dare corso a simili procedure» ha detto il presidente veneto. Se l’ Europa non sarà vigile, Zaia annuncia una battaglia in tutte le sedi: «È una difesa della nostra storia e della nostra identità».

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