Charlie Watts era quello sempre con l’aria “ma che c*zzo ci faccio qua insieme a questi debosciati”. Le sue espressioni erano impagabili. Era un gentleman, si vestiva con eleganza e classe uniche. Amava più il jazz che il rock’n’roll (si era esibito anche al Blue Note di Milano alcuni anni fa, con il suo ensemble jazz). Durante le interviste rispondeva con annoiati monosillabi. Però era un motore, una locomotiva che non aveva rivali. D’altro canto era il cuore pulsante della più grande rock’n’roll band del mondo, i Rolling Stones, a cui si era aggiunto un anno dopo la formazione, nel 1963.
Charlie Watts è morto a 80 anni di età. Era stato ricoverato alcune settimane fa per un non chiarito intervento chirurgico, cosa che lo aveva obbligato per la prima volta in quasi sessant’anni a rinunciare al tour che la band intraprenderà a breve negli Stati Uniti. Perché i Rolling Stones, morti o abbandoni, non si sono mai fermati e non lo faranno neanche questa volta. Avevano infatti già trovato un sostituto per lui, un altro batterista. D’altro canto neanche la morte del loro stesso fondatore, Brian Jones, nel lontano 1969, li aveva fermati. E neanche l’abbandono dello storico bassista Bill Wyman nel 1994, membro fondatore anche lui, li aveva fermati. Fuori uno, dentro l’altro. Anche con Mick Taylor nel 1975 era stato così: esce lui, entra Ron Wood. Nessuno però potrà mai sostituire Mick Jagger o Keith Richards però. O almeno lo speriamo.
CHARLIE WATTS, IL SOPRAVVISSUTO
Già, i due “gemelli tossici”, quelli che nella loro vita hanno fatto di tutto: che ironia, a morire prima di loro proprio l’unico dei Rolling Stones che ebbe una brevissima relazione con l’eroina solo negli anni 80 e che era sempre stato sposato, dal lontano 1964, con la stessa donna, la pittrice e scultrice Shirley Ann Sheperd. Con humor tipicamente britannico, quando aveva comunicato la notizia dell’intervento chirurgico proprio in concomitanza con quella del nuovo tour, aveva commentato: “Per una volta, sono andato leggermente fuori tempo”. In realtà Watts era un sopravvissuto perché già nel 2004 era stato colpito da un tumore alla gola da cui era riuscito a guarire.
A differenza di tutti i batteristi della storia del rock, circondati da montagne di tamburi, piatti e percussioni, Watts si era sempre esibito con la strumentazione basica, quella più elementare. Non aveva bisogno di alcun effetto scenico né di particolare virtuosismo: il suo stile, ereditato dalla passione per il jazz, conteneva un tocco swingante, che lo renderà diverso, più raffinato, in un ambiente, come diceva Richards, di “picchiatori”. Proprio Keith Richards fu uno dei maggiori estimatori di Watts, tanto da ritenerlo “il miglior batterista con cui abbia mai suonato”. Diceva sempre che nei concerti guardava solo lui, che seguiva solo lui: Watts anticipava il ritmo e lui dietro con i suoi riff memorabili. “Charlie mi ha dato la libertà di volare sul palcoscenico” disse ancora il chitarrista.
CHARLIE WATTS: UN ESEMPIO DI FEDELTÀ
Nonostante il suo stile apparentemente dimesso e poco appariscente, Watts era uno che sapeva farsi rispettare. Nel loro periodo più devastato, tornando una sera in hotel completamente ubriachi, nel pieno della notte, Jagger e Richards decisero di chiamarlo al telefono. Jagger telefonò alla camera d’albergo di Watts nel bel mezzo della notte e gli chiese: “Dov’è il mio batterista?”. Watts riattaccò senza rispondere, ma si alzò da letto, si fece la barba, indossò giacca e cravatta, indossò delle scarpe appena lucidate, scese le scale dell’hotel e prese a pugni Jagger in faccia, dicendo: “Non chiamarmi mai più il tuo batterista. Sei tu il mio fottuto cantante!”.
Dopotutto, questo era l’uomo che una volta aveva affermato: “Non ho mai rispettato lo stereotipo della rockstar. Negli anni ’70, Bill Wyman e io abbiamo deciso di farci crescere la barba e lo sforzo ci ha lasciati esausti”. Un uomo che ha sempre incarnato il rispetto, è sempre stato fedele alla sua unica moglie, Shirley, e si dice che abbia rifiutato numerosi favori sessuali mentre i Rolling Stones erano in tour. Adesso degli originali sono rimasti solo in due, Jagger e Richards. Se non per l’età, per rispetto forse dovrebbero smettere anche loro. Il rock’n’roll non mente mai.