Detto da padre non esiste crimine più abbietto di quello commesso contro i minori. Abusare fisicamente o psicologicamente di un bambino è un’aberrazione così come intrufolarsi nella sua vita privata, spiarlo per poi esporre a sconosciuti la sua intimità. Allora mi chiedo, sempre da padre, come sia stato possibile che il Parlamento europeo abbia approvato il Regolamento denominato “Chatcontrol” che, ironia della sorte, dovrebbe contrastare proprio la diffusione di materiale pedopornografico.
Se l’obiettivo è sacrosanto, le modalità sono come minimo discutibili. Per com’è stato strutturato il provvedimento l’analisi sarà effettuata in modo indiscriminato su tutti i sistemi di messaggistica attraverso un’intelligenza artificiale. Si pone subito il problema dei “bias” ovvero dei pregiudizi che possono affliggere un algoritmo intelligente. La storia insegna che il problema dei falsi positivi si è manifestato con notevole frequenza, quindi possiamo immaginare come un considerevole numero di segnalazioni erronee passeranno al vaglio del personale del provider che secondo la norma rappresenta il secondo livello di controllo.
A questo punto centinaia di chat, foto, video privati, il più delle volte probabilmente innocui, saranno visionati da perfetti sconosciuti (immaginate la beffa se tra loro si nascondesse un pedofilo).
Francamente, detto da padre, non sono favorevole al fatto che la foto in completo intimo inviata da mia figlia a un’amica, per sapere se le sta bene, sia visionata da un operatore di Facebook. Detto da professionista, invece, mi domando come verranno “aggirati” i sistemi di crittografia end-to-end, posso immaginare che saranno predisposte delle “backdoor” che di fatto comprometteranno la sicurezza della comunicazione cifrata. Di conseguenza come saranno protetti questi “canali nascosti” dai non autorizzati? Quali controlli e contromisure saranno adottati? Se un’organizzazione criminale riuscisse a infiltrarsi le conseguenze sarebbero catastrofiche, se invece a farlo fosse un servizio segreto sarebbe inquietante.
Infine, questa volta da cittadino, mi domando se veramente la nostra civiltà deve cedere alla necessità che “il fuoco si combatte col fuoco”, “la violenza con la violenza” e la violazione di una norma con un’altra violazione. Cosa direbbe oggi Benjamin Franklin? Lo stesso uomo che più di due secoli or sono affermò: “Un popolo che rinuncia alla libertà per la sicurezza non merita né libertà né sicurezza”.
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