ChatGPT continua a far parlare di sé. Non solo, l’algoritmo in versione chat, ultima Intelligenza Artificiale di OpenAI, è stata sfruttata da studenti americani per creare elaborati, anche di livello universitario al posto loro, ma alcuni hacker l’hanno sfruttato per diffondere virus e malware. Di fronte a questa situazione, secondo Alessandro Curioni, esperto di cyber security, «ci sono due aspetti da tenere in considerazione».



Quali?

Il primo è quasi banale nella sua prevedibilità e attiene al tema del “dual use” ovvero la possibilità di utilizzare uno strumento anche per finalità illecite. Permettetemi una similitudine banale: con un coltello posso tagliare il pane, ma anche uccidere qualcuno. Uno strumento che si è dimostrato capace di contribuire alla costruzione di malware o di messaggi ingannevoli fin troppo credibili rappresenta un’inevitabile preoccupazione per chiunque. Il secondo aspetto riguarda l’impatto di questa tecnologia sugli equilibri della superpotenze del web. ChatGPT con la sua capacità di raccogliere informazioni in rete ha messo in dubbio la superiorità del motore di ricerca principe, ovvero Google. Allo stesso tempo sta spingendo il concorrente Microsoft a investire miliardi di dollari su questa tecnologia che permetterebbe alla società di Redmond di tornare a giocare un ruolo da protagonista in un contesto in cui da molti anni era ormai ai margini.



Oltre a quelle di mercato, quali sono secondo lei le implicazioni e i rischi sottostanti allo sviluppo di questa nuova intelligenza, posto che la si possa definire così? Si sa che degli studenti in America fanno già sia ricerche che testi usandola. Crede che questa possa essere un vantaggio o uno svantaggio?

Effettivamente, utilizzare il termine “intelligenza” associato al concetto di “artificiale”, quando noi stessi non abbiamo una definizione condivisa di cosa significhi intelligenza è piuttosto curioso. Non voglio entrare in discussioni “filosofiche”, ma in questa sede vorrei concentrarmi sulle implicazioni pratiche, in particolare quanto riguarda le nuove generazioni. Il fatto che degli studenti la sfruttino per risparmiare tempo sui compiti a casa ha un duplice risvolto. Da un lato, potremmo fargli i complimenti per la comprensione delle potenzialità di questa tecnologia, dall’altro dovremmo preoccuparci perché stanno abdicando rispetto a quello che da sempre è il ruolo dell’essere umano almeno nel senso moderno: guidare la macchina. Affidarsi passivamente al prodotto di ChatGPT significa rinunciare alla comprensione e di conseguenza abituarsi a essere guidati, piuttosto che guidare. Alla fine il rischio di ultima istanza è quello di perdere il controllo del mondo che ci circonda. Molto comodo, ma terribilmente rischioso.



Tale scenario-problema è, secondo lei, qualcosa che riguarda già il presente, il che significa da qui al 2025, o riguarderà solo il futuro in modo massiccio?

Si tratta di un problema ben presente già oggi, diciamo che nei prossimi cinque anni potrebbe diventare “il problema”. Quello di rinunciare a prendere decisioni e delegare a sistemi più o meno “intelligenti” potrebbe diventare rapidamente un’abitudine e a qual punto ci troveremmo di fronte al rischio peggiore, quello di cui non sappiamo l’esistenza.

Cosa si può fare?

Tutto ruota attorno al nostro sforzo per fornire alle nuove generazioni un’educazione che dia loro gli strumenti cognitivi per affrontare le sfide proposte dal mondo digitale. In questo senso, mi sono personalmente impegnato con il progetto Young Cyber Security Academy, il cui obiettivo primario è quello di fornire ai giovani gli strumenti per approcciare in modo corretto la tecnologia. Questo significa metterli in condizione di comprenderne anche il lato oscuro. Tutti parlano dei vantaggi, ma è fondamentale ricordare ai ragazzi che laddove ci sono grandi opportunità, sussistono rischi di analoghe dimensioni. Su questa base il primo progetto della Young Cyber Security Academy ha visto la produzione di un libro e di una serie di dodici video sul tema della cybersecurity, entrambi dedicati agli studenti delle scuole italiane. Un progetto cha ha avuto il supporto di due partner d’eccezione come Leonardo e Plenitude che hanno avuto un ruolo attivo molto importante. Non a caso, i protagonisti della serie video sono proprio i figli dei dipendenti di queste aziende, che si sono messi in gioco in una sfida che riguarda il loro futuro.

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