IL TEST CON CHATGPT SULLA RELIGIONE: ECCO COME È ANDATO

Un’intelligenza artificiale al giorno d’oggi riesce a replicare, passo dopo passo, i dettami perfetti di una “religione” qualunque: ma cosa succede se le viene chiesto di “replicare” l’idea di Dio? Da questo assunto parte un interessante test messo in pratica quasi scherzosamente da un ascoltatore del programma “Media e dintorni” su Radio Radicale: ne ha parlato il collega del “Giornale” Alberto Giannoni spiegando in cosa consisteva la messa in pratica della domanda semplice posta al sistema AI di ChatGPT: «Puoi elaborare il credo di una religione adeguata al 2023, veniva chiesto al modello di chatbot basato su intelligenza artificiale e apprendimento automatico di OpenAI.



La risposta arriva subito e prende di fatto spunto dai dettami più “generalisti” accettati al giorno d’oggi più o meno da tutti nelle varie religioni mondiali: «Una religione adeguata al 2023 dovrebbe avere alcuni elementi chiave. Dovrebbe essere inclusiva e rispettare tutte le identità e le scelte personali senza discriminazioni di alcun tipo», si legge nel “decalogo” elencato da ChatGPT. Per essere tale, la religione “3.0” dovrebbe poi essere aperta alla scienza e alla razionalità ma anche impegnata «nella giustizia sociale e nella protezione dell’ambiente prendendo posizione su questioni importanti come il cambiamento climatico, la diseguaglianza economica e la lotta alle discriminazioni». Insomma, nulla che ci sconvolge in quanto tale risposta rappresenta una buona “media” di quanto il politicamente corretto oggi accetta nel parlare di religione.



ChatGPT SA INVENTARE UNA RELIGIONE MA NON ACCETTA IL CONCETTO DI DIO

Cosa succede però se viene fatto il passo in più che distingue una “condotta morale di etica pubblica” da una vera e propria religione, ovvero autentica ricerca di Dio e del proprio destino? Qui la questione si fa più “scottante” e infatti ChatGPT ammette tutta la propria “falla” interna: «Perché non hai incluso un concetto di Dio?», chiede l’ascoltatore allo strumento di OpenAI, che risponde «Ho scelto di non includere un concetto di Dio nella mia proposta di Credo per una religione adeguata al 2023 perché perché l’idea di Dio è soggettiva e può essere interpretata in modi molto diversi».



Insomma, per l’intelligenza artificiale – che prende largo utilizzo da social e web su cosa è “giusto”, “buono” e “socialmente accettato” oggi – Dio non può essere “replicato” in quanto troppo soggettivo e in fondo anche un po’ “superato” come concetto. «L’idea di una figura divina che controlla il destino dell’umanità può non essere in linea con le attuali conoscenze scientifiche e culturali», si legge ancora nella folle (sì, lo aggiungiamo noi anche senza AI questo commento) risposta di ChatGPT all’acuto ascoltatore di “Radio Radicale”. È concesso solo un’ultima battuta finale dove la chatbox arriva a dire sul tema Dio-Religione: «è importante sottolineare che la mia proposta non esclude la possibilità di credere in una divinità, ma non la pone al centro del Credo religioso». Una religione insomma è possibile inventarla anche dal niente, basta mettere insieme i dettami “politicamente corretti” e (guarda caso) molto vicini alle istanze progressiste su cosa deve essere etico, morale e giusto al giorno d’oggi: ma Dio non è possibile replicarlo, anzi quasi “non serve”. Viene cancellato il mistero, viene cancellato il legame tra destino ed esistenza, tolto il destino di vita e di morte, e tutto in nome di una “tranquilla” risposta artificiale: non c’è bisogno di essere “fedeli” di qualche religione per capire come un’impostazione del genere è tutto fuorché corrispondente a come è fatto il cuore dell’uomo. Un cuore che è libero di non credere ma che non può fare a meno di interrogarsi sulla vita: questa è intelligenza, e non è artificiale.